LUCIANO CANFORA, PER UNA STORIA DELLE BIBLIOTECHE – IL MULINO, BOLOGNA 2018

Mantengo un vivido e grato ricordo delle biblioteche che ho frequentato nel corso dei miei anni più giovani: la Civica e la popolare di Verona, la Comunale e le universitarie di Milano, la Nazionale di Roma, la controllatissima Zentralbibliothek di Zurigo. Ricordo i loro saloni dai soffitti alti e dai pavimenti di marmo, le scaffalature impolverate, i tomi dei classici conservati con cura, gli addetti premurosi o annoiati nei grembiuli neri, e il silenzio rispettoso degli utenti, interrotto solo da qualche bisbiglio e dal fruscio delle pagine. Altri tempi, altro fascino. Immagino che adesso l’atmosfera negli scrigni del sapere universale sia più asettica e informatizzata, ma mi illudo mantenga ancora un suo segreto incanto.

Chi ama la lettura, si sarà comunque chiesto come fossero le biblioteche del passato (rinascimentali, medievali), e quelle del trapassato. Lo storico Luciano Canfora ha confezionato un volume che risponde egregiamente a molte domande su La storia delle biblioteche, a partire dalle epoche più antiche. Già dal 1600 si pubblicavano descrizioni delle raccolte librarie nel mondo classico, utilizzanti fonti diverse: Varrone, Plinio, Svetonio, e soprattutto Aulo Gellio. Quest’ultimo attribuiva a Pisistrato (tiranno ateniese del VI secolo a.C.) il merito di aver fondato la prima biblioteca pubblica per dare un assetto stabile ai libri omerici: notizia probabilmente falsa, in quanto all’epoca non esistevano corporazioni di scribi. Ma le leggende sulla nascita e la distruzione di biblioteche in epoca greca ed ellenistica si sprecano. Il contributo del professor Canfora aiuta a fare chiarezza in proposito.

Per tutta la fase storica precedente ad Aristotele, i libri venivano conservati in nicchie scavate nelle pareti dei templi, o in copie custodite nelle case degli eredi e dei conoscenti dell’autore; la scarsità degli esemplari dipendeva sia dal prezzo elevato del papiro sui cui erano scritti, sia dalla minima alfabetizzazione della popolazione: «In una società in cui prevale la comunicazione orale, il libro è considerato un veicolo non primario di comunicazione». I titoli più antichi e rarissimi potevano limitarsi a rotoli quasi unici (i manoscritti di Solone, alcune copie ippocratiche o tucididee). Fu appunto Aristotele il primo a riordinare nella sede del Peripato una raccolta organizzata di libri di discipline diverse, e fu il suo modello bibliotecario a influenzare la creazione delle biblioteche ellenistiche e poi romane, a partire da quella più famosa e fornita di Alessandria.

Sulle vicende della biblioteca del Museo di Alessandria, Luciano Canfora si sofferma a lungo. Racconta della sua fondazione, ad opera di Tolomeo II Filadelfo (285-246 a.C.), che incoraggiò la copiatura e la traduzione di tutti i volumi recuperabili nei paesi con cui l’Egitto aveva rapporti, e sulle navi che facevano scalo nei suoi porti. Vantando un patrimonio librario di circa 500.000 rotoli, il miraggio perseguito dalla dinastia tolemaica fu quello di costituire una biblioteca universale, con l’intento esplicito di confrontarsi con la cultura greca allora dominante. Da ricordare che in questo periodo fu intrapresa la traduzione in greco dell’Antico Testamento, nota come “Bibbia dei Settanta”. Sulla tragica distruzione della biblioteca alessandrina, Canfora puntualizza (in polemica con altre ipotesi poco obiettive o politicamente condizionate) le diverse fasi in cui essa si è realizzata: dall’incendio cesariano del 48 a.C., che determinò danni marginali, alla guerra di Aureliano del 270 d.C. che rase al suolo la reggia e il Museo, al saccheggio perpetrato dal fanatismo del vescovo cristiano Teofilo nel 391 d. C., fino alla distruzione completa di quanto restava durante la conquista araba del 642. Romani, cristiani e musulmani, insomma, corresponsabili dello sfregio portato all’umanità, e delle successive censure e depistamenti storiografici tesi ad accusarsi e discolparsi a vicenda.

Gli altri saggi contenuti nel volume, parimenti interessanti, riguardano la diffusione delle biblioteche nella Roma antica, la formazione di quelle private e pubbliche (citando Fozio, Papa Sisto V, i Cardinali Mazzarino e Borromeo), la cesura culturale rappresentata dalla Rivoluzione francese, i differenti ruoli e rilievi delle Biblioteche Nazionali italiane. L’appendice è poi costituita da un intervento di Ugo Fantasia sulle raccolte librarie nelle poleis ellenistiche.

 

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https://www.sololibri.net/Per-una-storia-delle-bibliotecCanfora.html            27 febbraio 2018