ANTON CECHOV, L’UOMO NELL’ASTUCCIO – FALIGI, AOSTA 2016 (ebook)

In questa novella del 1898, quel grande scrutatore di anime e descrittore di vizi e virtù sociali che fu Anton Cechov, narra con più compassione che sarcasmo l’incredibile vicenda di un uomo imbozzolato nelle sue paure e nella sua solitudine, così come viene raccontata da un anziano insegnante di nome Burkin al suo amico Ivan Ivanic dopo una battuta di caccia. I due trascorrono la notte in un fienile, intrattenendosi in varie conversazioni: meditano, tra l’altro, sul motivo che spinge alcune persone a vivere isolate, timorose di frequentare il prossimo, chiuse nel loro guscio «come una lumaca». A Ivanic che ascolta con una certa noia, fumando in silenzio, Burkin descrive con saccente ironia la figura del suo collega Belikov, professore di greco antico: uomo impaurito di tutto, sgomentato dalla realtà, sessuofobo e reazionario. Questo personaggio rattrappito, dal musetto simile a una puzzola, pallido e taciturno, girava anche in estate con parapioggia, soprascarpe, soprabito foderato dal bavero rialzato, occhiali affumicati e cotone nelle orecchie, quasi a volersi difendere da una grave minaccia esterna: chiuso e intabarrato come in un astuccio. Fissato sulle regole da rispettare, temeva qualsiasi minima infrazione o cambiamento, commentando ogni novità con la frase «Purché non succeda poi qualcosa!». Era riuscito, col suo comportamento diffidente e circospetto, a soffocare qualsiasi moto di allegria e slancio vitale sia tra gli allievi sia tra i colleghi, e in tutta la cittadina. Sicché quando improvvisamente si materializzò nella comunità, come un sorprendente miracolo, la vivace sorella di un collega ucraino, Varenka, tanto differente dall’indole e dalle abitudini di lui, la piccola e pettegola società intorno ai due si coalizzò incoraggiando in tutti i modi la loro intimità, nella speranza di indurre L’uomo nell’astuccio a sposare la bella e sensuale giovane donna. Ma proprio quando la vicenda stava per concludersi con un fidanzamento, una impietosa vignetta che li ritraeva denigrando il professore, suscitò la sua reazione furiosa, provocandogli un violento alterco con il futuro cognato. Schernito da Varenka e dall’intera cittadinanza, Belikov si chiuse in casa, si mise a letto e morì dopo un mese. Al suo funerale parteciparono in molti, fingendo compunzione, ma in realtà sentendo una sorta di sollievo. «Seppellire persone come Belikov fa piacere», commenta sarcastico il suo collega Burkin. Il cadavere «dentro la bara aveva un’espressione dolce, gradevole, quasi lieta, come se fosse contento di essere finalmente stato messo dentro un astuccio da cui non sarebbe più uscito. Aveva raggiunto il suo ideale». Ma, suggerisce Cechov attraverso le parole conclusive di Ivan Ivanic, non siamo tutti noi rinchiusi in un astuccio di finzioni, futilità, pregiudizi e timori?

 

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https://www.sololibri.net/L-uomo-nell-astuccio-Anton-Cechov.html           22 febbraio 2018