GIANCARLO CONSONNI, FILOVIA – EINAUDI, TORINO 2016

La poesia come sguardo «di sbieco», a osservare il mondo intorno cogliendone qualche particolare trascurato dai più: come fosse dal finestrino di un tram, senza alcuna insistenza, protervia, volontà di giudizio. Poesia q.b., quanto basta, «come il sale / nell’acqua della pasta», è quella che Giancarlo Consonni ci offre nel suo ultimo, delicato, volumetto di versi, Filovia.
Brianzolo, nato nel 1943, professore emerito di Urbanistica al Politecnico di Milano, sembra aver assorbito dalla sua professione la capacità tecnica di inquadrare all’interno di un disegno ampio il dettaglio o la sfumatura che lo rende unico, insostituibile, e proprio per questo “poetico”:«Sulla spiaggia riservata / le suorine / mostrano biancori / stupefatti. // Tocca al maestrale / togliere d’imbarazzo / il mare».

Ereditando da una tradizione tutta italiana (Saba, Penna, Betocchi, e più vicine a noi Lamarque e Candiani) il gusto per la pennellata impressionistica, la cadenza epigrammatica, il lindore lieve di immagini addomesticate – sempre innocenti, in uno spirito di francescana clemenza assolutoria, sia che appartengano alla realtà urbana o alla natura – Giancarlo Consonni rende omaggio all’esistenza dei vivi e dei morti, di piante e animali, con un’empatia che lo rivela interprete indulgente del respiro universale. La comprensione verso l’altro non deve escludere nessuno: «Se mi fermo da uno / mi sembra / di fare torto agli altri. // Per questo / non vado al cimitero», «Fosse per me / santi ne farei tanti. / Che siano costretti / ad allargare il paradiso», «Se sbaglio tram / non fa niente / vado fino al capolinea / tengo compagnia al conducente», «La 90 abbraccia la città, / leggo in pace. / Non c’è il mare? / Ci sono tutte le lingue del mondo», «Slittano tutti / di un posto, / è salita una nonna col nipotino. // In silenzio ognuno / si prende / il caldo del vicino».

Il viaggio quotidiano in filovia è un modo gentile e mite di appropriarsi di ciò che ci circonda, senza prevaricazione, ma con una solidarietà quasi evangelica: la stessa che il poeta esercita nell’osservazione della natura e dei suoi ospiti: «Di tutte le visite / la più gradita / è il pettirosso, / fulvo tra gl’iris». Questi versi brevi si imparentano alla grazia degli haiku orientali, alla sapienza antica degli aforismi dei mistici: «Un amico / è una strada / silenziosa». Con un gusto ribadito per l’elementarità, in cui il minimalismo diventa una dichiarazione di poetica: «Lasciare che le parole / vengano a galla / stupirsi d’un tratto / come il gatto / che scompagina il volo / d’una farfalla».

 

© Riproduzione riservata      www.sololibri.net/Filovia-Giancarlo-Consonni.html      21 aprile 2016