ERRI DE LUCA, NOCCIOLO D’OLIVO – EMP, PADOVA 2010

Erri De Luca raccoglie qui «pensieri scompagnati» dedicati alle Sacre Scritture, che da sempre frequenta con accesa, quotidiana dedizione, confrontandosi in un appassionato corpo a corpo con la lingua ebraica. E sembra proprio questa lingua, più che la Parola di Dio in sé, a catalizzare il suo desiderio di interprete, il suo interesse viscerale di lettore: «Posso dire di essere un molestatore di quelle parole, di non lasciarle in pace, di tornare indietro da loro con un pugno di cenere calda». E ancora: «Leggere la scrittura sacra, leggerla piano, sentire il proprio fiato…».

Il suo è un ammirato omaggio a «questa antica lingua destinata a un piccolo popolo separato dagli altri», lingua da far rivivere perché «l’ebraico delle scritture sacre porta un vocabolario magro, poco più di cinquemila vocaboli. Questa scarsità contiene un’intensità di senso che spesso si perde nelle traduzioni,quando un singolo verbo ebraico viene smembrato in diversi sinonimi…». Allora confessa: «Leggere scritture sacre è obbedire a una precedenza dell’ascolto. Inauguro i miei risvegli con un pugno di versi, così che il giro del giorno piglia un filo d’inizio. Posso poi pure sbandare per il resto delle ore dietro alle minuzie del da farsi: intanto ho trattenuto per me una caparra di parole dure, un nocciolo d’olivo da rigirare in bocca».  E non é l’unica confessione che De Luca fa al lettore: nell’ introduzione ammette di non essere credente, di «essere accampato fuori dalle mura». Due sono «gli inciampi» che gli impediscono di aderire alla fede: l’incapacità di pregare e quella di perdonare o essere perdonato.

Ma nei brani che compongono le due sezioni di questo libro, in cui senz’altro vibrano con maggiore intensità quelli dedicati a Genesi, si avverte una sorta di rassegnata nostalgia verso chi sa attendere, sa cercare un rifugio, sa affidarsi, o nutre il «sentimento furioso» di Caino, il suo desiderio di «essere anche lui appassionatamente amato da Dio».

 

IBS, 16 marzo 2011