ARTHUR CONAN DOYLE, ROMANZO FANTASMA – IL SAGGIATORE, MILANO 2016

A ventitré anni, fresco di una laurea di medicina e desideroso di affermarsi come scrittore, il futuro autore delle avventure di Sherlock Holmes, Arthur Conan Doyle, si cimentò nella sua prima prova letteraria di ampio respiro: The narrative of John Smith. Si trattava di un romanzo con intenzioni didascaliche, il cui protagonista – un libero pensatore cinquantenne, confinato nella stanza di una pensione da un attacco di gotta reumatoide – intratteneva il lettore su una serie di considerazioni (religiose, letterarie, scientifiche, politiche: espresse con entusiasmo da neofita ma anche con una certa pedanteria) ritenute di fondamentale interesse educativo.
Il giovane Conan Doyle, sperando in un radioso avvenire da narratore, spedì il manoscritto a diverse case editrici, nessuna delle quali tuttavia lo ricevette: il libro andò perduto, costringendo l’autore a una rapida e improvvisata riscrittura, abbandonata prima della conclusione forse per stanchezza o per consapevole insoddisfazione. Anzi, pare che molti anni dopo Doyle abbia manifestato in un articolo il suo imbarazzo rispetto al risultato fallimentare del volume, confessando il proprio sollievo riguardo alla sua mancata pubblicazione.

Oggi, tuttavia, le edizioni Il Saggiatore ripropongono il testo, con il titolo di Romanzo fantasma, con il giustificato proposito di documentare gli inizi della carriera di uno degli scrittori più letti al mondo, e il suo periodo di apprendistato, l’incessante rielaborazione di concetti e teorie, le pagine stralciate e le modifiche apportate. Quindi il volume riappare, con 132 anni di ritardo, ma arricchito da un ricco apparato di note, da una prefazione dell’anglista Masolino D’Amico, e da una documentata postfazione dei tre studiosi inglesi a cui dobbiamo l’attuale proposta editoriale.
Protagonista del racconto, il signor John Smith, è un risentito esemplare della middle-class vittoriana, individualista e conservatore, pervicacemente convinto della superiorità delle proprie idee rispetto alle credenze comuni. Materialista ma interessato all’extrasensorialità, sostenitore delle più recenti scoperte scientifiche ma ancora legato a tradizioni culturali, irrisore cinico di filosofia-letteratura-religione, è consapevole tuttavia della sua misera condizione esistenziale, e si definisce ironicamente “un vecchio vagabondo abbandonato senza amici e senza donne”. Le sue rare frequentazioni col mondo si limitano a conversazioni (ridotte spesso a tediosi monologhi) con la padrona di casa, col medico, con un coinquilino militare in pensione, con una leggiadra e timida vicina dedita alla pittura.

Le elucubrazioni in cui Smith si perde riflettono le convinzioni, ancora non del tutto definite ideologicamente e teoricamente, del giovane Arthur Conan Doyle sulla natura umana (imperfetta ma perfettibile), e sulla società (ingiusta e corrotta ma correggibile), rivelando la passione didattica del medico e dello scrittore in un riscatto futuro dell’umanità.
Seppure la tecnica narrativa di questo primo Romanzo fantasma di Doyle appaia zoppicante e poco efficace, le tesi espresse dal personaggio principale rivelano una partecipazione entusiastica alle sorti “magnifiche e progressive” del libero pensiero nascente verso fine ’800.

 

© Riproduzione riservata    www.sololibri.net/Romanzo-fantasma-Conan-Doyle.html     13 luglio 2013