FRANÇOIS JULLIEN, SULL’INTIMITÀ – RAFFAELLO CORTINA, MILANO 2014

Questo bellissimo e commovente saggio del sinologo-filosofo François Jullien è forse uno dei pochi testi (l’unico, anzi, che io conosca) che si permetta di contestare l’Amore sulla base di un sentimento o di un atteggiamento che lo travalica, e che potremmo definire come tenerezza, comprensione, vicinanza affettuosa, complicità: ma che l’autore propone di chiamare “intimità”.

«L’intimità è quell’esperienza limite che fa cadere la frontiera tra l’Altro e sé», non in maniera possessiva, violenta, eccitata, passionale e frastornante come fa l’amore; bensì attraverso la scoperta lenta del bene che ci unisce a un’altra persona.

L’Eros esige il desiderio, rivolto verso un esterno a noi, esibendo una barriera che tiene lontano l’Altro come fosse uno straniero, in modo tale che la relazione con lui sia di conquista, «affilata come una lama, brutale», frenando dolcezza e complicità per lasciare posto invece a una sorta di aggressione provocatoria, di eccitazione improvvisa, di teatralità giocosa e liberante. L’intimità è successiva, più lenta e sedata, più amichevole e intenerita. Privilegia l’intesa tacita e l’implicito, la discrezione e il rispetto. Tuttavia è necessario che il rapporto di intimità tra due che si amano non si addormenti in un’abitudine stanca e silenziosa, annoiata e assimilatrice, che arriva a cancellare l’altro, inglobandolo, rendendolo innocuo nel suo adeguarsi completamente a noi. Per questo, secondo Jullien, dobbiamo permettere che all’interno di una relazione si inserisca anche l’extimità, con il suo carico dirompente e fantasioso di novità capace di creare uno scarto, una frontiera, un distacco tra i partner che permetta loro di re-incontrarsi vicendevolmente, come due irriducibili diversi, ma reciprocamente arricchenti proprio nella diversità. Si tratta quindi di creare una dialettica «tra» due persone, evitando fusioni misticheggianti o simbiotiche, riattivando la transitività, bloccando l’osmosi rassegnata. Si può fingere l’amore, non l’intimità, che è un approdo, il risultato di un conoscersi e accettarsi in coppia. L’amore può essere non corrisposto: l’intimità è vissuta obbligatoriamente in due e da due.

François Jullien, in questo suo celebrato volume Sull’intimità, che ha come significativo sottotitolo Lontano dal frastuono dell’Amore, fornisce al lettore molti esempi letterari che nel nostro Occidente hanno affrontato il tema amoroso cercando di smitizzarne la retorica o di rivelarne gli infingimenti: a partire dal primo, coinvolgente e intenso, capitolo dedicato al romanzo di Georges Simenon Il treno, per risalire poi a Stendhal, a Rousseau, a Sant’Agostino (che definiva Dio «interior intimo meo») e arrivare ai greci, all’antica Cina. La scoperta di un sentimento diverso dall’Eros (inteso come seduzione, possesso, soddisfazione egotistica), che incoraggi l’immersione «in un dentro condiviso», spontaneo e gratuito, non alienante, né normativo, né soperchiante, potrebbe costituire una via d’uscita dalla morale asfittica e interessata che assedia questo «mondo storico in contrazione che è l’Europa». L’intimità con qualcuno ci insegna infatti a non essere più sospettosi, ad allentare i nostri sistemi di difesa e protezione, i calcoli e le ragioni, in una fiduciosa e intenzionale alleanza con chi ci è vicino, secondo modalità per cui non ci sentiamo più abbandonati e non abbandoniamo.

 

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www.sololibri.net/Sull-intimita-Francois-Jullien.html     20 dicembre 2016