RICCARDO NENCINI, IL MAGNIFICO RIBELLE – POLISTAMPA, FIRENZE 2017

Riccardo Nencini, Segretario Nazionale del Partito Socialista Italiano, «mugellano di nascita e fiorentino d’adozione» (come viene definito dal medievalista Franco Cardini nella sua affettuosa introduzione), ha pubblicato per Polistampa un saggio illustrato sulla vita e l’opera di Giotto: una settantina di appassionate e animose pagine che l’autore dichiara «figlie di una lunga ricerca d’archivio e di almeno una decina di conversazioni» con autorevoli storici e critici d’arte. In uno stile discorsivo e spigliato, Nencini si rivolge al lettore con un reiterato intercalare che sembra sollecitare non solo partecipazione e condivisione, ma addirittura consenso e solidarietà con le sue tesi («Immagina gli effetti», «Intendiamoci bene», «Giudica tu», «Veniamo al dunque». «Ora ascoltami bene» …).

Nel riscostruire l’ambiente in cui Giotto si formò e visse, propone una lettura non asetticamente specialistica dei suoi dati biografici e del suo percorso artistico, delineando così le caratteristiche principali di colui che rivoluzionò i canoni pittorici dell’epoca. Il volume illustra inizialmente il ruolo di faro intellettuale che tra 1200 e 1500 rivestiva Firenze, città che pur essendo svantaggiata quanto a posizione geografica (nessuno sbocco al mare, e lontana dalle grandi vie di comunicazione) seppe diventare il fulcro culturale della nostra penisola, culla di letteratura e arte, di commerci e prezioso artigianato: «fucina della conoscenza e del benessere». Quindi passa a indagare il paesaggio, aspro e seduttivo insieme, del Mugello, supponendolo verosimile scenografia degli affreschi giotteschi. In particolare, Nencini teorizza una corrispondenza geografica tra l’affresco dipinto ad Assisi “Il Miracolo della sorgente” e la cascata del torrente Rovigo, stretta tra gole rocciose che ricordano lo sfondo del quadro, fornendo testimonianze iconografiche della sua ipotesi. Da qui prende avvio la convinzione, suggestiva e polemica, che pretende Giotto nato non a Firenze, come vorrebbe la tradizione, ma proprio nel Mugello. E per precisione a Colle, allora frazione di Vespignano, nel 1267: non da una famiglia di contadini o lanaioli, bensì da un fabbro di nome Bondone di Angiolino. Giotto avrebbe ereditato dal nonno il nome, poi storpiato in Angiolotto; sarebbe stato battezzato nella pieve di Colle, e nel corso di tutta la sua esistenza avrebbe avuto in quelle campagne consistenti interessi fondiari, effettuandovi numerose compravendite di terreni e fabbricati, e affrontando diverse controversie giudiziarie.

Riccardo Nencini basa questa sua tesi su numerosi dati d’archivio, fonti letterarie, ricostruzioni genealogiche, atti notarili e certificazioni degli investimenti immobiliari. Un’accurata ricerca, la sua, a cui non è estranea forse una punta di orgoglio campanilistico, oltre al legittimo desiderio di ripristinare la verità storica. Giotto mugellano, quindi, e non fiorentino: come Riccardo Nencini. Il saggio, con prefazione della Professoressa Cristina Acidini, è completato da una cronologia delle attività economiche del pittore, e da una bibliografia.

 

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www.sololibri.net/Il-magnifico-ribelle-Nencini.html      7 settembre 2017