EMANUELE SEVERINO, DEL BELLO – MIMESIS, MILANO 2011

“Quando parliamo di estetica abbiamo l’impressione che questa disciplina si interessi del superfluo, perché i bisogni primari dell’uomo sono altri: la sopravvivenza, la tranquillità dell’anima…”: così inizia la conferenza che Emanuele Severino ha dedicato al concetto di bellezza, e che l’editore Mimesis ripropone nella sua esatta trascrizione. In effetti, sembra che sia l’homo oeconomicus sia l’homo eticus abbiano la prevalenza, nella soddisfazione dei loro bisogni materiali e spirituali, rispetto a chi privilegia la dimensione estetica della vita. Ma “la bellezza è una forma di rassicurazione della propria esistenza… il bello è un rimedio contro l’angoscia provocata dal pericolo che avvolge l’esistenza”. E ancora “Il bello compare come strumento mediante il quale è possibile, sia nel corpo sia nell’anima, liberarsi dalla morte”. Severino ribadisce qui che ogni nostra angoscia proviene dal divenire, e soprattutto dalla sua imprevedibilità: al fuoco annichilente del divenire si può opporre solo la perfezione della bellezza, della poesia, dell’opera d’arte: ” la bellezza diventa la potenza con cui si guarda l’impotenza delle cose”. Allora, al dolce naufragare nel nulla dell’Infinito leopardiano, lo stesso Leopardi oppone il giallo della ginestra che fiorisce nel deserto, consolandolo della sua aridità. Nell’arte, nel bello, si manifesta “il significato ultimo di qualcosa”, l’immagine dell’unica salvezza possibile. Poiché siamo consapevoli di essere “effimeri, esposti al pericolo del nulla”, tentiamo di affidarci a una “volontà di rimedio che è anche volontà di bellezza”. Quindici pagine che ovviamente non esauriscono gli infiniti interrogativi posti dalla definizione di estetica, ma propongono spunti di riflessione. Corredate da un glossario, curato da Davide Grossi, dei termini filosofici più indagati da Severino, tra cui i suoi tòpoi: divenire, apparire, nichilismo.

IBS, 22 aprile 2012