STENDHAL, LA BADESSA DI CASTRO – LEONE, TREVISO 2014

E’ l’ultima e la meglio riuscita tra le Cronache Italiane pubblicate da Stendhal (1839): lunghi racconti che lo scrittore aveva tratto da manoscritti italiani secenteschi. La narrazione, la vicenda, i protagonisti, richiamano a tratti I Promessi Sposi, di cui Stendhal fu attento lettore; però con una distinzione fondamentale. Mentre Manzoni fa dei due innamorati due vittime che patiscono la violenza, in balia di eventi e soprusi tanto più grandi di loro, Stendhal narra di una giovane nobile, Elena di Campireali, che si innamora di un brigante, Giulio Franciforte, scegliendo con l’amante il proprio destino di transfuga, di ribelle, e contribuendo a edificarlo anche con l’assunzione in prima persona del male, della colpa.
Chi erano, nel 1500, i briganti, se non «l’opposizione contro i governi atroci»? Giulio si fa brigante per Elena, per essere degno del suo amore, per poterle comparire di fronte vestito riccamente. Elena sfida la violenza del padre e del fratello, esce di notte dal palazzo o vi fa entrare l’amico, è determinata e coerente. La famiglia, il paese, le bande dei briganti si appropriano della storia dei due giovani, ne fanno una storia loro, parteggiando per l’una o per l’altra fazione, in un susseguirsi di appostamenti, spionaggi, dicerie sparse ad arte. Durante un combattimento, Giulio uccide il fratello di Elena, e lei è costretta a rinchiudersi in un convento. A nulla vale un tentativo di rapimento organizzato dai briganti, e la scomunica pontificia obbliga Giulio a partire per la Spagna.
Con ironico disprezzo, l’anticlericale Stendhal fa della curia romana un coacervo di intrighi, interessi, simonie; mentre nei conventi le monache gioiscono di reciproche cattiverie e ripicche, danno appuntamenti agli amanti, si circondano di oro e di guardie. Come la Monaca di Monza del Manzoni, Elena, cui la madre ha fatto credere che Giulio sia morto, diventa badessa del convento e intreccia una breve relazione con un vescovo, per noia e per “libertinaggio”, come lei stessa confessa in una umanissima lettera. Quando lo scandalo viene scoperto, i due colpevoli sono condannati all’ergastolo. Alla vigilia della fuga organizzata dalla madre della badessa, e prima del ricongiungimento con Giulio riapparso dalla Spagna, Elena si nega alla felicità e al perdono dell’antico amante, uccidendosi.
E’ un altro grande ritratto femminile, quello che ci offre Stendhal in queste scarne pagine: di una donna che rifiuta le convenzioni in un secolo che si nutre di esse, e non si umilia, assumendo invece fino in fondo le proprie responsabilità.

 

© Riproduzione riservata          www.sololibri.net/badessa-di-castro-stendhal.html     22 ottobre 2015