JUN’ICHIRΟ TANIZAKI, LA CROCE BUDDISTA – GUANDA, PARMA 2015

Di Jun’ichiro Tanizaki (1886-1965), uno dei massimi narratori della narrativa giapponese del secolo scorso, leggiamo questo romanzo del 1931 edito da Guanda nell’elegante collana de Le Bussole: e lo leggiamo con qualche aspettativa e curiosità, in quanto viene presentato in copertina come un «classico della letteratura erotica». In realtà, di eros se ne trova poco, nelle 250 paginette del volume, e invece di noia, mescolata a un leggero senso di fastidio, tanta. Protagonista del racconto è Sonoko, giovane e non troppo avvenente moglie di un uggioso avvocato di Tokyo: Sonoko narra in prima persona a un misterioso e silenzioso Maestro (una guida spirituale? un saggio o un monaco buddista? una sorta di psicanalista estraneo alla cultura occidentale?) della sua complicata vicenda esistenziale, da cui arguiamo soprattutto di trovarci di fronte a una signora benestante e insoddisfatta, viziata e superficiale, in spasmodica ricerca di emozioni e situazioni che la liberino dal suo torpore quotidiano. Sonoko ha già tradito il marito, che non sembra particolarmente turbato dall’incostanza della moglie: ma nella vicenda qui narrata viene sconvolta dalla turbinosa passione per una splendida ragazza, Mitsuko, con cui intreccia una relazione frenetica ed eccitante. Si badi bene che Tanizaki non racconta in nessun modo particolari o atteggiamenti relativi alla sessualità, non c’è nessuna prurigine pornografica, nessuna morbosità descrittiva. Solo accompagna il lettore attraverso una serie di situazioni labirintiche, e in fondo anche comiche, in cui le due ragazze si trovano invischiate rispetto alle loro pudiche famiglie, ai domestici e ai relativi partner di sesso opposto. Ne deriva una carambola di incontri, bugie, sotterfugi, ricatti, promesse, fughe e ritrovamenti, gravidanze supposte o reali, aborti minacciati o concretizzati, promesse siglate col sangue, in cui tutti i protagonisti appaiono insieme persecutori e vittime. Mitsuko è affascinante e crudele, irretisce con la sua conturbante personalità e bellezza chiunque incontri: la futile amante, il bolso e paziente marito di lei, un fidanzato impotente e ossessivo, la cameriera e i genitori. Sonoko quasi impazzisce per amore, travolta da una passione irresistibile: «Se per caso avessi finito per incontrarla per strada… se fosse capitato non le avrei detto niente, ma chissà poi come mi sarei comportata se per caso i nostri sguardi si fossero incrociati! Sarei impallidita e, tutta tremante, non avrei potuto muovere un passo, sarei forse svenuta sulla soglia».

Mitsuko agisce con crudele sadismo, certa del suo irresistibile fascino a cui nessuno riesce a sottrarsi: «Lei si credeva la donna più bella del mondo, era superba e si sentiva triste se non c’era qualcuno a adorarla». Questa sicurezza di facciata si rivela tuttavia scalfibile proprio nei suoi comportamenti frenetici e irrazionali, nei suoi progetti convulsi di fuga o di matrimonio, nelle sue oscillazioni sessuali; Tanizaki sottolinea con maestria la superficialità del personaggio attraverso una narrazione altrettanto superficiale, priva di scavo psicologico, intessuta di dialoghi brevi e insulsi, fino ad arrivare alla paradossale conclusione, in cui da un triplice suicidio annunciato si salva solamente Sonoko, narratrice carnefice e vittima sacrificale, probabilmente la più forte di tutti.

 

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http://www.sololibri.net/La-croce-buddista-Tanizaki.html#forum5187       14 settembre 2015