MARCO VANNINI, SULLA GRAZIA – LE LETTERE, FIRENZE 2008

In questo “piccolo libro”, come viene definito dall’autore nella nota conclusiva, sono raccolti sessanta pensieri “debitori a molti autori, antichi e moderni”, dagli Evangelisti, a San Paolo, ai mistici (Eckhart in primis, ma anche san Giovanni della Croce) fino ai filosofi greci e moderni. Marco Vannini propone qui una fenomenologia della grazia, “via che conduce al divino”, “kindly light”, come la chiama John Henry Newman nella delicata poesia che funge da esergo al volume. Cos’è quindi la grazia, questa “mirabile forza che trasforma il finito nell’infinito, il relativo nell’assoluto”? E’ novità (“una vita nuova, un nuovo sguardo, un uomo nuovo, una nuova nascita, una natura nuova…”); è verità, universalità, carità e libertà; è gratuità (“è senza perché…non ha un fine estraneo e diverso dal suo essere stesso grazia, bellezza e dolcezza”); è affidamento e fiducia (“confidenza nel Bene al di sopra di ogni volizione egoistica”); è gratitudine (“è solo un grazie. Nella grazia non v’è preghiera, ma solo un rendere grazie”). Rapporto con l’eterno, amore dell’Assoluto, capacità di ascolto e attenzione a tutte le cose, distacco dal proprio volere sono altri suoi fondamentali attributi; come la letizia, eliminazione di ogni pena: “tutto diventa per così dire festivo, come se ogni giorno, ogni istante fosse una festa”. E in un senso più concettuale, “La grazia libera da ogni opinione, da ogni legame. Essa risolve, dissolve ogni contenuto… libera da ogni ‘religio’ in quanto credenza, preteso sapere che è estremo legame ed estrema affermazione dell’ego”. Vita nel presente, senza rimpianti per il passato o attese del futuro, essa “va, per Dio, oltre Dio”, il dio-idolo che divide e serve al nostro potere, dio della legge e della superstizione, dio dell’istituzione. “Oceano di luce” che oltrepassa i confini di spazio e tempo, e supera ogni individualità particolaristica: in un’eternità in cui, bernanosianamente, “tutto è grazia”.

IBS, 7 marzo 2014