AAVV, MERAVIGLIARSI COME BAMBINI – CASTELVECCHI, ROMA 2017

Il critico letterario Filippo La Porta nell’ambito del Futura Festival 2015 di Civitanova Marche ha avuto l’incarico di moderare e insieme di stimolare un dibattito con tre noti intellettuali (Massarenti, Morelli, Varzi) sull’importanza della filosofia nella società contemporanea. Il confronto derivatone viene ora riproposto da Castelvecchi in edizione cartacea e in e-book.
Probabilmente è superfluo indicare in cosa i vari interventi dei tre studiosi si differenzino, poiché si muovono tutti sulla stessa lunghezza d’onda, e concordano nell’affermare che fare filosofia oggi significa interrogarsi, porsi domande sulla propria vita e sull’esistenza in generale, Meravigliarsi come bambini di fronte alla complessità delle cose, e soprattutto pensare autonomamente.
Studiare filosofia certamente serve (tuttavia, non nella maniera asetticamente comparativa in uso oggi nei nostri licei), se non altro per conoscere le risposte che nel corso di circa tre millenni di storia si sono dati pensatori, scienziati, teologi e poeti di ogni latitudine: ma non sono tanto le asserzioni definitorie, i punti esclamativi, gli Eureka!, che devono coinvolgere le nostre intelligenze, quanto gli interrogativi, l’indagine, la ricerca, la pratica del dubbio e della critica, sull’esempio socratico della messa in discussione di ogni certezza condivisa.
Cosa significa, quindi, “filosofare”? «Sottrarsi alla via comune», suggerisce Paolo Morelli. «Non pensare che il mondo sia come siamo abituati a vederlo o come vogliono farcelo vedere», puntualizza Achille Varzi. «Sollecitare la mente», aggiunge Armando Massarenti. Cercare di essere padroni delle proprie azioni e dei propri pensieri, non adagiarsi sulle consuetudini indotte dall’uso, dalle mode, dalla tradizione o dalle imposizioni mediatiche.
Filippo La Porta si chiede se essere filosofi richieda anche uno stile di vita coerente alle proprie convinzioni teoriche, e se sia necessario impegnarsi in un’auto-educazione al fine del raggiungimento del bene, personale e collettivo: filosofia come paideia e imperativo etico. Non sempre i filosofi sono stati esempi di specchiata virtù, privata e politica (da Rousseau a Nietzsche, da Bacone a Heidegger…). Morigerati e integerrimi pare siano stati in pochi: tra loro Montaigne e Hume. Ma anche se non è sulla purezza del comportamento che si deve giudicare il pensiero dei Maestri, tuttavia l’esempio dei grandi può essere d’insegnamento nell’esercizio della vita quotidiana. Come invita a fare Armando Massarenti, persona tollerante e benevola, dovremmo ripetere come un mantra la sentenza di Democrito «Sii buono e imita le persone buone», per raggiungere la serenità interiore e aiutare il mondo ad essere più felice.
Non basta quindi affrontare gli studi scientifici più avanzati, né disambiguare le contraddittorietà linguistiche, o tantomeno affidarsi a un fideismo religioso acritico.
Solo il rovello della domanda filosofica, il suo rinnovato meravigliarsi di fronte al miracolo della vita e il suo incessante chiedersi quale sia lo scopo dell’esserci, può dare un senso al nostro pensare. Come scriveva Wittgenstein, «Quand’anche la scienza avesse risposto a tutte le domande, l’enigma dell’esistenza non sarà nemmeno sfiorato».

 

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19 aprile 2017