DANIELA ANDREIS, AESTELLA, – INCERTI, LEGNAGO 2011

Un piccolo, elegante libro di Daniela Andreis, giornalista veronese, pubblicato dalla giovane e raffinata casa editrice Incertieditori. Si tratta di 24 brevi lettere d’amore, spedite a un amore lontano, a una Aestella che riluce attraverso la lente di un sentimento forte e delicato insieme, pudico e appassionato. Lettere, appunto, inviate e ricevute per posta, con la magia sospesa dell’attesa, di cui si scruta ansiosamente l’arrivo («la mano che le prenderà … girerà dove è scritto l’indirizzo per vedere se è il tuo nome quel nome»), che si fiutano per assaporarne il profumo («l’odore stagionale»), che si indagano in ogni riga e spazio bianco. Di chi le scrive sappiamo che vive al terzo piano di un condominio dove «nessuno conosce nessuno», gli inquilini si evitano o comunicano tra loro attraverso messaggi lasciati nella cassetta postale: sappiamo che vive in un tempo e in uno spazio «siderale», bloccata in un «addiaccio» di paure e estraneità, e che sembra esistere solo in funzione di questo stregato e coinvolgente epistolario amoroso: «ti dico più cose di quelle che vivo…attraverso di te vivo due volte…mi sento relegata in questo spazio siderale come una recluta, una scorta che attende perennemente che venga il suo turno per starti vicino e intanto tiene in ordine la divisa e si lucida le scarpe».

Di chi riceve le lettere sappiamo ancora meno: che è una persona bella, silenziosa, ha «una bocca di vetro infrangibile». Ma a lei si raccontano giorni e minuti, visite ai mercati di roba vecchia, paure e nostalgie, con similitudini e metafore che hanno la grazia e la perfetta evidenza della verità: «Tutto questo mi dà alla testa; provo l’euforia dell’evaso che pur di vivere la fuga, scritta a lungo nel suo cuore, espone la schiena allo sparo». A chi si ama si chiede una cosa sola: «pochi minuti immemori di felicità indimenticabile», che possono essere vissuti anche leggendo o scrivendo lettere d’amore, in un linguaggio espresso «come minuscole onde dentro un bicchiere, o piccoli strappi sulla stoffa…ad un ritmo così lento, così implacabilmente lento, di foglie che cadono senza vento»».

 

«Leggendaria» n.96, novembre 2012