MARCO BELPOLITI, PIANURA – EINAUDI, TORINO 2021, pp. 296

La suggestiva immagine di Luigi Ghirri sulla copertina di Pianura, ultimo saggio einaudiano di Marco Belpoliti, recupera e rende l’atmosfera magica di alcune celebri inquadrature di Amarcord, sfocate nell’impalpabilità della nebbia, fluttuanti sulle note malinconiche di Nino Rota. La fotografia di Ghirri attenua nel grigio brumoso i profili di un’edicola sacra e di un cipresso appena individuabili attraverso il velo appannato e cinereo dell’atmosfera nordica. Nebbia incanto, perché sfuma e confonde i contorni delle case, delle cose, delle sagome umane, attenuandone i contrasti.

Alla nebbia ci viene da pensare quando ci figuriamo la pianura Padana, come suo primo e ineludibile carattere, e insieme metafora di altro: “La nebbia ha a che fare forse con la noia? Una delle domande suggerite dalla nebbia non è: dove sono? Ma piuttosto: dove sono gli altri? E anche: cosa lega i miei pensieri alle cose che ci sono? La nebbia consente di immaginare, di guardare, di vedere quello che non si riesce a vedere quando tutto è completamente visibile”. Illusione che scherma, nella sua “opacità e trasparenza”, i perimetri tangibili del reale. Nebbia è un termine che ricorre più di quaranta volte nel libro di Belpoliti, dove però di realtà, ce n’è in abbondanza: ci sono paesaggi, fiumi e strade, fabbriche e campagne, uomini e donne concreti, con le loro storie, musiche, poesie, ribellioni, fughe e ritorni. Ma tutti in qualche modo sospesi, avvolti in una patina vaga e indefinita, resa labile proprio dalla nostalgia del ricordo.

Il fascino della pianura anima il lungo viaggio percorso dall’autore, i suoi incontri ritrovati nella memoria, e altri attuali, vivaci. Piatta, piatta a perdita d’occhio, come viene definita dalla prima frase del volume, la Padania è stata suddivisa dagli agrimensori romani nel I secolo a.C. in ordinate centurie quadrate di cinquanta ettari, e con la stessa struttura è rimasta per duemila anni. Una robusta regolarità materiale che sembra aver modellato anche l’indole dei suoi abitanti, solido, pratico, sebbene umorale, “ansiosamente malinconico”.

Il primo dei personaggi raccontati da Belpoliti, con un affetto e una gratitudine che travalicano l’ammirazione, è proprio il fotografo Luigi Ghirri, che ha saputo descrivere con “inquietante tranquillità” le periferie urbane, l’innocenza dell’infanzia, l’ordinarietà del quotidiano, avvicinandosi al consueto con accenti di profonda spiritualità: “La sua era una attenzione fatta di cose antiche, ma sempre nuove, quelle che vedono gli abitanti della campagna emiliana da secoli: pezzi di cielo, oggetti di casa, muri sbrecciati, vecchie cascine, cose di nessuna importanza per cui mai nessuno prima di lui s’era fermato a ritrarle”.

Poi Gianni Celati, magistrale narratore delle pianure, imprevedibile, distratto, affettuoso, trasandato ma di “un’eleganza trascurata”, gran camminatore, sempre a rincorrere una propria misteriosa ansia. E ancora il cantautore Giovanni Lindo Ferretti, i poeti Corrado Costa e Giulia Niccolai, gli scrittori Giuliano Scabia e Pier Vittorio Tondelli, l’attrice Ermanna Montanari, il drammaturgo Marco Martinelli, il pittore Giuliano Della Casa, lo psicologo Sandro Vesce…

Percorsi preferenziali, in questo lungo viaggio fatto in auto, in treno, in corriera, sono quelli che circondano i luoghi natali di Marco Belpoliti, luoghi fisici e dell’anima: Reggio Emilia e Modena, tra paeselli, paesotti, cittadine intorno: Scandiano, Rubiera, Carpi, Correggio, Mirandola, rettilinei asfaltati che tagliano appezzamenti di colture intensive, vigneti, pioppeti, paludi, fiumi melmosi, “l’interminabile Po”, capannoni industriali, fabbriche di piastrelle. In questo paesaggio uniforme, appaiono improvvise epifanie di chiese romaniche, solitarie figure di ciclisti, facce scolpite di anziani, osterie ormai poco frequentate.

La Padania si estende anche al Veneto, al Piemonte, alla Lombardia: ed è quindi anche l’hinterland milanese, anonimo e indistinto, che ha ospitato gli anni maturi di Belpoliti, a nutrire tuttora le sue memorie. “Gli anelli delle superstrade lambiscono i campi coltivati e qua e là qualche sperduta cascina a fare da riferimento, intorno palazzoni e villette a schiera con nuove strade tracciate di fresco. In questa periferia della Brianza tutto invecchia rapidamente, e dopo qualche anno è già una rovina, come se l’umidità mangiasse gli edifici, li invecchiasse e li rendesse decrepiti e squallidi anzitempo”.

Nel libro, puntellato da disegni dello stesso autore, sono frequenti gli excursus storici (regni, invasioni, epidemie, guerre), commenti artistici e architettonici (dettagliate descrizioni del Duomo di Modena, di musei, bastioni, castelli, palazzi signorili), dissertazioni geologiche e note di gastronomia: perché la pianura è ricca di una cultura stratificata in tanti diversi aspetti, naturali o determinati dall’intervento dell’uomo. Sono però soprattutto le memorie private a vivacizzare le pagine del volume einaudiano: incontri, letture, piatti e vini tipici, cortei studenteschi, lezioni universitarie a Bologna con professori eccezionali (Anceschi, Camporesi, Eco). Pianura di Marco Belpoliti è un libro “intimo e collettivo”, come recita il risvolto di copertina: esplorazione di un passato privato che diventa storia comune, e invita ad approfondire la conoscenza di un paesaggio, di un habitat, di una gente nei suoi aspetti più intriganti e meno esplorati.

© Riproduzione riservata      SoloLibri.net › Pianura-Belpoliti22 febbraio 2021