CARLA BENEDETTI, LA LETTERATURA CI SALVERÀ DALL’ESTINZIONE – EINAUDI, TORINO 2021

Carla Benedetti, saggista e docente universitaria a Pisa, fondatrice del blog “Nazione indiana” e della rivista “Il primo amore”, è autrice di due volumi di successo che tempo fa hanno suscitato discussioni e polemiche: Pasolini contro Calvino (Bollati Boringhieri, 1998), e Disumane lettere (Laterza, 2011). Con questa più recente pubblicazione, La letteratura ci salverà dall’estinzione (Einaudi 2021), affronta temi di rilevante interesse politico e sociale, lanciando un grido d’allarme sulla situazione di drammatico degrado dell’habitat planetario. Mutamenti climatici, deforestazione, diminuzione della biodiversità, consumazione indiscriminata di risorse non rigenerabili, migrazioni di intere popolazioni, susseguirsi di pandemie sempre meno controllabili, sono problematiche arcinote da decenni, che ci allarmano e ci pongono domande anche sui nostri comportamenti individuali. Tuttavia, a quest’ansia generalizzata che invade l’opinione pubblica internazionale, non sembra corrispondere una altrettanto acuta presa di coscienza da parte dei poteri economici, politici e giuridici sovranazionali riguardo alle strategie da porre in campo per evitare la catastrofe in cui rischia di soccombere l’intera specie umana. Si impone allora non solo un cambiamento radicale negli stili di vita collettivi, ma soprattutto nella sensibilità, nel modo di pensare, nelle forme culturali in cui ci siamo colpevolmente e irresponsabilmente adagiati. Una vera e propria metamorfosi del nostro stare al mondo.

Come recita l’aforisma attribuito a Einstein scelto da Carla Benedetti in esergo al libro, “Non puoi risolvere un problema con lo stesso tipo di pensiero che hai usato per crearlo”: dobbiamo trovare soluzioni nuove per risolvere problemi vecchi e incancreniti. Per salvare noi stessi e le generazioni future dobbiamo farci “acrobati del tempo”, secondo quanto scriveva Günther Anders, mettendoci nei panni di chi vivrà dopo di noi.

Nei sette capitoli che compongono il volume, l’autrice auspica che possano essere la letteratura e la filosofia a offrire agli abitanti del pianeta-terra le modalità adeguate a trasformare schemi di pensiero obsoleti: espandendo le nostre facoltà cognitive, liberando energie vitalizzanti, risvegliando risorse dimenticate, stimolando la fantasia, approfondendo una nuova sensibilità, ma soprattutto incoraggiando una solidarietà altruistica con tutti gli esseri viventi. Leggere, studiare, comprendere i capolavori letterari del presente e del passato, lasciarsi permeare dalla forza suscitatrice della parola poetica e narrativa, può aiutare a sviluppare l’empatia che favorisce i legami sociali in una società democratica e multietnica. “C’è bisogno di immaginare e di inventare qualcosa di diverso dall’esistente, di creare altre possibilità rispetto   al corso odierno della vita e della storia”: non solo nelle scienze ambientali, ma anche nell’arte e nella cultura umanistica.

Oggi sono molti gli autori che si occupano dell’Antropocene e dei “processi di degradazione   in atto nella biosfera, prospettando scenari futuri verosimili”, attraverso una solida problematicità d’indagine teorica. Carla Benedetti ne cita alcuni: Bruno Arpaia (Qualcosa, là fuori),   Cormac McCarthy (La strada), Antonio Moresco (Il grido), insieme a tutta la fantascienza apocalittica, post-apocalittica o collassologica, che tuttavia – facendo leva sul solo sentimento della paura per la catastrofe che ci aspetta – può indurre alla paralisi e alla rassegnazione più che alla ribellione.

Esiste però anche una scrittura profetica “suscitatrice” che, prospettando con realismo il disastro futuro, mira a scuotere gli animi dall’indifferenza, e a provocarne una motivata reazione di contrasto, “spac cando la cornice usuale con cui si è abituati a inquadrare la realtà, e creando varchi per altre visioni del  mondo”.

Tra i “profeti inascoltati” che hanno cercato con le loro opere di risvegliare l’interesse dei lettori, Günther Anders, Ernesto De Martino, Theodor Adorno, Guy Debord, Amitav Ghosh, Chinua Achebe, Richard Powers, Pier Paolo Pasolini, Antonio Moresco e scienziati come Stephen Hawking, si sono espressi con la tragica consapevolezza dell’ineluttabile estinzione della specie umana, non solo per quanto concerne il suo futuro di sopravvivenza biologica, ma anche riguardo alla totale cancellazione del suo passato storico e culturale. “Il crollo dell’illusione della posterità è ciò  che caratterizza l’esperienza odierna della fine, differenziandola da tutte le fini del mondo immaginate nei  secoli precedenti”.

L’apocalisse prospettata dalla filosofia e dalla scienza, resa ancor più verosimile dall’affermazione di un potere di sorveglianza di impronta totalitaria, si situa al di fuori di ogni orizzonte religioso che prometta rigenerazione e salvezza. La consapevolezza dell’emer genza ecologica viene impedita o ritardata, negata o rimossa non solo da arcaici fideismi, ma anche dal cieco ottimismo capitalistico sull’illusoria e infinita prosperità economica determinata dallo sviluppo industriale: entrambe le ideologie utilizzano ancora una cultura umanistica basata su pratiche letterarie arretrate, passatiste, a-scientifiche, che hanno modellato forme mentali passivamente abitudinarie, sottomesse, rinunciatarie.

Eppure, ci sono stati grandi autori classici, da Omero a Gadda, che inserendo l’uomo all’interno dell’ambiente naturale, in uno scambio proficuo e generoso con ciò che lo circonda, sono riusciti a immaginare un’alleanza collaborativa e non prevaricatrice con l’ecosistema. A questa coscienza etica di largo respiro, alla forza rigenerante sprigionata dai capolavori letterari, “che par che ingrandisca l’anima del lettore”, come scriveva Leopardi, dobbiamo saper tornare per rinnovarci culturalmente e moralmente, recuperando modalità scartate o distrutte di leggere il mondo di adesso e quello che verrà. Con la vividezza dell’immaginazione, la   forza delle illusioni, la capacità di meraviglia che ci stanno insegnando i nostri giovani più sensibili ed entusiasti, impegnati a difendere il loro diritto a un futuro migliore di quello prospettato dalla nostra generazione di boomer egoisti.

© Riproduzione riservata               «Gli Stati Generali», 25 marzo 2021