ESIODO, TEOGONIA – MARCO SAYA EDIZIONI, MILANO 2021

Daniele Ventre, poeta, traduttore, insegnante di lettere classiche nei licei, ha curato una recente edizione della Teogonia di Esiodo, pubblicata dall’editore Marco Saya con testo integrale a fronte.
Nella dotta e analitica introduzione, il Professor Ventre si sofferma su alcuni punti nodali del poema e della figura del suo autore, che – primo ad essere storicamente identificabile nella storia della letteratura europea –, si presenta in terza persona al v. 22, dopo la lunga sezione proemiale. Auto-citandosi (con un nome che etimologicamente parrebbe significare “colui che spande la voce”, allusione alle doti affabulatorie delle Muse), Esiodo ha mitizzato sé stesso, “eroicizzando il proprio io empirico”. Nato ad Ascra, in Beozia, intorno al 750 a.C., e morto verosimilmente nel primo decennio del secolo successivo, la sua esistenza si colloca dopo la composizione dei poemi omerici, rispetto ai quali i suoi scritti mostrano di essere posteriori per ragioni tematiche, intertestuali e linguistiche. Compose probabilmente tra il 720 e il 690 a.C. le opere attribuitegli con certezza: Teogonia, Eoie, Le opere e i giorni. L’epoca in cui Esiodo visse era segnata dalla crisi della società aristocratica proto-arcaica, in cui la figura dell’aedo veniva ricondotta a un ruolo marginale e socialmente irrilevante o addirittura ambiguo, contiguo a quello dello sciamano o del mago, operante in una dimensione sacrale. Esiodo aveva sperimentato in prima persona l’iniquità e la doppiezza dell’aristocrazia, essendo stato defraudato della sua eredità dal proprio fratello Perse, grazie all’appoggio di un potere corrotto. Nella sua opera è vitale l’appello alla giustizia come valore assoluto, consacrato dagli dei. Nel Proemio della Teogonia, che si protrae per più di cento versi, sono presenti tutti questi presupposti storici, culturali, sociali e biografici, in particolare nell’Inno alle Muse, con l’investitura attribuita al poeta dalle dee, attraverso il dono dello scettro di lauro, indicante un rapporto preferenziale del cantore con la divinità ispiratrice, che gli conferisce una capacità profetica e illuminante sul passato e sul futuro, e nello stesso tempo sancisce una connessione profonda tra le le figlie di Zeus e il loro padre. L’investitura accordata a Esiodo lo eleva al rango di chi amministra il potere, poiché la formula poetica, attraverso l’uso della parola – strumento di conoscenza e di persuasione -, è contigua alla formula giuridica e a quella rituale. Il rapsodo non è più associabile al pastore dell’età omerica, ma si innalza al rango dei regnanti e dei sacerdoti: “Il re, che sana le discordie e placa la rabbia dell’offeso, e il poeta, che sana i dissidi interni dell’animo e guarisce l’afflitto, sono l’espressione dello stesso potere di guarigione, quello insito nella voce e nel dono delle Muse”. Esse, figlie di Mnemosine (la Memoria), hanno la facoltà di riassestare la mente di chi soffre, somministrando in dosi equilibrate ricordo e oblio. Esiodo nel suo poema esprime la convinzione che gli aedi rivestano una funzione istituzionale assimilabile a quella dei re: il loro canto è canto della Dike (la Giustizia), che addita la norma come principio, nella stessa direzione indicata dagli dei.

Dopo aver inquadrato in maniera approfondita la personalità e il ruolo sociale dell’autore, Daniele Ventre passa a esaminare la struttura narrativa della Teogonia. Ricalcando parzialmente le cosmologie presocratiche e mesopotamiche, Esiodo pone all’origine dell’esistente non tanto un atto creativo, bensì la materia informe del Caos primordiale, che si manifesta come disordine e totale discordia. Al Caos si affianca per prima Gaia, la Terra, e tra i due agisce la potenza pulsionale di Eros. Dai vari connubi tra gli dei nascono stirpi di giganti mostruosi, tesi a eliminarsi a vicenda, per imporre con crudele violenza il proprio dominio. Un lungo processo evolutivo procede dal magma indistinto verso una sistemazione ordinata e razionale. L’avvento finale di Zeus, ultimo nato dal dio Crono, agisce sulle forze caotiche come principio divino di catarsi cosmica, aprendo l’universo a orizzonti di giustizia e armonia. Gli dei olimpici, i semidei, gli eroi “definiscono una nuova fase del canto teogonico: quella che illustra la permeazione reciproca fra il divino e l’umano”, in cui lo spazio terrestre è pervaso dalla presenza di un ordine sovrano. Con la Teogonia si apre la strada alla riflessione filosofica sull’arkhé dei presocratici.

Il raffinato volume edito da Marco Saya è arricchito da un ingente apparato di note e da un’altrettanto considerevole bibliografia.

 

© Riproduzione riservata            SoloLibri.net › Teogonia-Esiodo    20 settembre 2021