HERTA MÜLLER, IL RE S’INCHINA E UCCIDE – KELLER, ROVERETO 2011

Dopo Il paese delle prugne verdi esce da Keller questo secondo testo di Herta Müller, premio Nobel 2009. Il volume dal titolo allusivo comprende due scritti: racconti o meditazioni, autobiografia e critica letteraria e sociale insieme. Herta Mueller, nata nel 53 in Romania, ma in un villaggio di lingua tedesca, cresce tra umili lavori dei campi, dolorosa vita familiare – con una madre succube del padre alcolizzato-, macabre visite ai morti del paese, profondi silenzi e più profonde riflessioni. Sul mondo che la circonda e quello a cui aspira, ma soprattutto sul rapporto che unisce il pensiero alla parola, nella sua vita di bambina e di adolescente costretta al bilinguismo: “Finora ho pensato molte cose senza ricorrere alla parole, non ne ho trovate nel tedesco del villaggio, e neppure nel tedesco di città, nel rumeno… e in nessun libro… Cosa può fare il parlare? Quando gran parte della vita non quadra più, anche le parole vanno a fondo”. Trasferitasi dalla campagna in città nella Romania di Ceausescu, conosce la violenza della polizia comunista quando inizia a scrivere e a opporre al potere una tenace e silenziosa resistenza. Allora il Re del gioco degli scacchi di suo nonno diventa metafora di violenza e sopraffazione, incubo e terrore, inquisizione e assolutismo. La scrittrice ne fa un simbolo di morte, a cui opporsi con dignità:”E’ un re di stato…mette in scena la morte inflitta come fosse un suicidio…lo si sa, ma quel che succede ogni giorno non lo si può provare…Quando barcolla si pensa che s’inchini, ma lui s’inchina e uccide.” Questo Re dell’ingiustizia e della persecuzione segue la scrittrice ovunque, assume la dimensione di tutte le cose incomprensibili e terrificanti con cui ha a che fare, anche quando riesce a trasferirsi in Germania. La letteratura,allora, la parola scritta e letta,sua o di amici intellettuali, può diventare un’ancora di salvezza, cui aggrapparsi per dissentire e resistere, per proclamare la propria dignità di essere umano assetato di libertà.

IBS, 29 maggio 2011