GIUSEPPE REMUZZI, LA SALUTE (NON) È IN VENDITA – LATERZA, BARI-ROMA 2018

Da tempo assegno il 5 per mille della mia dichiarazione dei redditi all’Istituto Mario Negri, che sostengo anche con una donazione annuale, non solo per la stima che provo per la profonda competenza scientifica e l’impegno umano del suo fondatore, Prof. Silvio Garattini, ma anche per l’esperienza diretta che un mio conoscente ha avuto affidando ai ricercatori del Negri la diagnosi di una sua rara malattia genetica, male interpretata da centri medici europei di eccellenza.

L’attuale direttore dell’Istituto, Prof. Giuseppe Remuzzi, che abbiamo imparato a conoscere nei suoi frequenti interventi televisivi sulla pandemia, aveva pubblicato da Laterza nel 2018 un pamphlet appassionato sulla situazione della medicina nel nostro paese, che oggi suona amaramente profetico: La salute (non) è in vendita. Con fervore e autorevolezza, Remuzzi difende l’essenziale e insostituibile importanza del nostro Servizio Sanitario Nazionale, istituito nel 1978 e riformato nel 1992. Prima della sua creazione, in Italia esistevano le mutue, pubbliche e private, che non garantivano pari livelli di omogeneità sul territorio. Invece il SSN risponde a tre principi fondamentali: universalità, solidarietà e uniformità, confermando così il diritto civile enunciato dall’articolo 32 della nostra Costituzione: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure agli indigenti”. Si sancisce in tal modo il principio (che a tutt’oggi non viene riconosciuto nella maggior parte del mondo) che la salute non è un bene da lasciare alle dinamiche del mercato, ma va assicurata a tutti, indipendentemente dalle condizioni economiche e dallo stato sociale dei cittadini. Una grande conquista democratica del nostro paese, che anche oggi va assolutamente difesa e rafforzata.

Il Servizio Sanitario Nazionale implica per lo stato costi di finanziamento molto elevati (per quanto ancora ridotti rispetto a quelli di altre nazioni), e destinati a crescere in futuro, con l’invecchiamento della popolazione, l’aumento delle malattie croniche, il prezzo delle nuove terapie e degli strumenti diagnostici. Ma si possono già ideare e programmare soluzioni atte a contenere le spese. Il Prof. Remuzzi ne indica alcune:

1) La ricognizione delle esigenze dei territori per eliminare attività inutili o ridondanti, promuovendo solo le cure di provata efficacia, chiudendo i piccoli ospedali che disperdono risorse e accreditando gli istituti privati solo laddove l’intervento pubblico sia carente. 2) L’abolizione dell’intramoenia, l’attività privata dei medici dipendenti in ospedale, per mettere fine a corsie preferenziali tra chi può permettersi di pagare e chi no. 3) La creazione di strutture di lunga degenza, che consentano agli ospedali una migliore organizzazione e ricoveri più brevi e meno dispendiosi. 4) L’assunzione dei medici di medicina generale alle dipendenze del SSN, con uguali diritti-doveri-retribuzione degli ospedalieri. 5) L’investimento nella ricerca e nella formazione dei giovani da inserire a tempo pieno nella sanità pubblica.

L’OMS prevede che nel mondo tra dieci anni sarà necessario reclutare 40 milioni di addetti nel settore della salute: l’impiego di ognuno di loro genererà possibilità di lavoro per almeno altre due persone nel campo dell’amministrazione, delle assicurazioni, dell’informatica, dei trasporti e dei servizi. Una reale rivoluzione del mercato del lavoro a livello globale, che produrrà anche un notevole cambiamento nelle abitudini e nella mentalità delle persone. Ci sarà una presenza rilevante della robotizzazione di alcune funzioni all’interno dei laboratori di ricerca e degli ospedali, un massiccio incremento degli studi sulla genetica, sulla prevenzione delle malattie, sulla scoperta di nuovi vaccini. Ciò comporterà anche un’inevitabile modificazione ideologica e comportamentale rispetto a temi fondamentali quali la durata della vita, l’accanimento terapeutico, l’utilizzo di strumenti di informazione informatici, una consapevolezza scientifica sempre più diffusa tra gli utenti. Indispensabile è comunque preservare il mantenimento di un Servizio Sanitario Nazionale efficiente e democratico, che garantisca le stesse possibilità di cura al Nord come al Sud, evitando le differenziazioni economiche, gli sprechi di investimento, le lunghe liste d’attesa e la disorganizzazione cui oggi assistiamo ancora troppo spesso.

 

© Riproduzione riservata         SoloLibri.net › Salute-non-e-in-vendita-Remuzzi    21 aprile 2021