ADAM ZAGAJEWSKI, PROVA A CANTARE IL MONDO STORPIATO  – INTERLINEA, NOVARA 2019

Di Adam Zagajewski l’editore Adelphi ha pubblicato due volumi: Tradimento e Dalla vita degli oggetti, il primo di prose, il secondo di poesie. Ora Interlinea propone un’antologia di versi, Prova a cantare il mondo storpiato, curata da Valentina Parisi, che ha firmato anche un’acuta presentazione.
Zagajewski, uno dei più noti e premiati poeti polacchi, è nato a Leopoli nel 1945. Costretto nello stesso anno a lasciare la città occupata dai sovietici, con la famiglia è vissuto a lungo in Slesia, per poi trasferirsi a Parigi, a Berlino, a Cracovia e quindi in America, dove oggi insegna letteratura all’University of Chicago.

La sua scrittura risente ovviamente del dramma storico vissuto in prima persona, che ne ha fatto un perenne esiliato e transfuga dal mondo. Come uomo ha infatti patito una pesante persecuzione politica da parte della Stasi per la sua opposizione al regime, come poeta ha condiviso il destino di chi pensa e parla in una lingua fatta di simboli e immagini, lontana dalla concretezza dell’esistenza materiale, incompresa e mal tollerata dai più. La raccolta uscita da Interlinea presenta testi inediti in italiano insieme a poesie già note, come la più celebre che dà il titolo al libro. Scritta nel 1999 e dedicata all’Ucraina, è stata però pubblicata sul New Yorker nei giorni successivi all’11 settembre 2001, in quanto il tono dolente dei suoi versi sembrava poter ben adattarsi ai tragici avvenimenti americani, nel suo invito a cantare sia il dolore sia la bellezza, sia la distruzione sia la rinascita: “Canta il mondo storpiato / e la penna grigia perduta dal tordo, / e la luce delicata che erra, svanisce / e ritorna”.

La scrittura di Zagajewski si è posta sin dagli esordi l’obiettivo di testimoniare i drammatici avvenimenti che hanno afflitto la contemporaneità, provocando guerre e lutti, perseguitando individui e interi popoli, condannando ideologie e fedi religiose. La sua sensibilità ferita si è espressa soprattutto in difesa degli ebrei polacchi, alcuni deportati nei campi di concentramento, altri umiliati per tutta la vita, individuando figure particolari che assurgessero ad esempi universali di innocenza calpestata. Così Ruth, avvocatessa costretta a vivere nel ghetto di Cracovia, la cui gattina ‒ ignara di divisioni di razze ‒ di notte si inoltrava nei quartieri ariani. O il parrucchiere Władziu, «gracile e delicato», con l’unica passione della pesca. O i tanti polacchi come lui deportati nel 1945: «ci siamo lasciati alle spalle le fosse comuni / e un dolore senza casa / adesso siamo noi senza casa», «Arrivati con le valigie in mano, come turisti ‒ / siamo rimasti a lungo». Storie minime di donne e uomini minimi, sopraffatti dalla crudeltà della storia. Ma anche destini tragici di personalità eccezionali, che si sono dovute confrontare con l’ostilità di un destino feroce, indifferente o troppo pesante da sopportare: Blake, Hölderlin, Delacroix, Marx, Mandel’štam, Husserl, Brecht, Brodskij…

Consapevole che «la bellezza fugge dal mondo irrimediabilmente», Adam Zagajewski affida alla poesia il compito di salvarne almeno una traccia. I poeti sono per lo scrittore di Leopoli i nuovi santi dell’umanità, perché dediti a un’arte gratuita e forse inutile, ma senz’altro non nociva: «I poeti, invisibili come minatori, / nascosti sottoterra, / costruiscono per noi una casa: // erigono alti soffitti / bifore veneziane, / splendidi palazzi, / ma loro non possono, / non possono abitarli: // Norwid all’ospizio, Hölderlin nella torre; / il pilota solitario di un caccia / canticchia una ninna nanna: svegliati, Terra». Poeti poco letti, trascurati, dimenticati in questa nostra «terra sbadata», che hanno saputo preservare tenerezza e sorrisi, mentre altri «smarriti, smarriti in corridoi grigi» coltivavano con interesse solo «la nostra memoria nera».

Tutta l’arte ha l’immenso compito di aiutare l’umanità a sopravvivere, superando sofferenze e tragedie. Ma ogni attimo di serena e anonima contemplazione della bellezza ha lo stesso grandioso scopo, e bastano quattro versi a ricordarcelo: «Certo, difendere la poesia, lo stile elevato, ecc., / ma anche le sere d’estate in una bella cittadina, / dove profumano gli orti e i gatti siedono tranquilli / sulla soglia di casa come filosofi cinesi».

 

https://www.sololibri.net/Prova-a-cantare-il-mondo-storpiato-Zagajewski.html           19 novembre 2019

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