DARIA BIGNARDI, SANTA DEGLI IMPOSSIBILI – MONDADORI, MILANO 2015

Perché si scrivano e si pubblichino libri di reale inconsistenza come questo, rimane un mistero. Credo che nessuno dei personaggi qui tratteggiati da Daria Bignardi, né alcuna delle vicende che li vedono protagonisti, possa rimanere, nella mente di qualsivoglia lettore per più di mezz’ora.
Un matrimonio come ce ne sono molti, certo non felice, ma nemmeno drammatico, tra un Paolo e una Mila che non si cercano e non si capiscono più: tre figli, la dodicenne Maddi (la cui battaglia contro i pidocchi pare essere l’unico terreno di incontro con la madre) e due gemelli vivaci e rompiballe. Milano di sfondo, caotica, inquinata, umana-disumana.
La protagonista quarantenne patisce una piena crisi esistenziale, con tre mezzi suicidi alle spalle, vari tentativi di lavoro, un volontariato a San Vittore presto abbandonato, una degenza ospedaliera in cui viene illuminata sull’esistenza mistica di Santa Rita (che non si comprende quale funzione abbia nella narrazione, se non per la futile coincidenza di aver avuto anche lei, come Mila, un marito Paolo e due gemelli), e una serie di altri episodi abbozzati, casuali, pleonastici: un amico morto durante un’immersione subacquea, una ragazza che si butta sotto la metro, nonni deceduti per cancro, comparsate di improbabili vicini di casa.
Insomma, il nulla raccontato con esibita banalità stilistica, o intollerabile retorica.
Qualche esempio? «…non lo sapevo ancora che nessuno può proteggerti da te stesso, nemmeno chi ti ama», «Non so cosa voglia dire amarsi – l’ho visto fare, forse non l’ho mai provato», «È proprio quello che mi manca: l’amore incondizionato. Anche se sei triste, nervosa, anche se stai male. Soprattutto se stai male». E infine la conclusione, sospesa, lieve, dolcissima: «Li oltrepasso sorridendo per quell’interminabile bacio che non riesco a non osservare, come fosse un tramonto. Oggi non vado a lavorare. Non so ancora dove vado. Però cammino».

Un libro del tutto evitabile, come molti talk-show. Speriamo che Rai 3 (già pallida ombra di quella che fu in passato e ora nelle mani di Daria Bignardi) non esibisca d’ora in poi lo stesso spessore culturale dei romanzi della nuova direttrice.

 

IBS, 23 maggio 2015