FRANCO RIVA, FILOSOFIA DEL VIAGGIO – CASTELVECCHI, ROMA 2013

Todorov scriveva nel 1995: «Il viaggio coincide con la vita, né più né meno: essa è forse altra cosa che un passaggio dalla nascita alla morte?”. Per il filosofo Franco Riva, docente di Etica Sociale all’Università Cattolica di Milano, il viaggio – a cui è dedicato questo volume densissimo di spunti e provocazioni – non indica solamente e puramente il nostro esistere, bensì è senso e metafora di un’infinità di altri concetti, temi, sentimenti. Quindi viaggio – responsabilità, apertura, accoglienza, violenza, pensiero, racconto. Piacere e stupore, consumo e denaro, lavoro e distrazione, libertà e distacco. Su ciascuno di questi aspetti, Franco Riva medita con acuta sensibilità e tensione, spesso addirittura con risentita ironia, sfrondando la tanta retorica che accompagna oggi l’atto del viaggiare, dell’uscire da sé, dello scoprire altri luoghi, con una sapida antiretorica, capace di interrogarsi lucidamente sui compromessi e sulle sopraffazioni che comporta l’invadere per divertimento o curiosità culturale spazi e abitudini altrui. Viaggiare non è quindi, e non deve essere, gratuito ed egocentrico arricchimento interiore, esperenziale od economico, ma soprattutto possibilità di incontro ed apertura all’altro, crescita spirituale e dono. Considerazioni amare e sarcastiche vengono dedicate a un certo turismo confezionato, consumistico e standardizzato: «Non è possibile smarrirsi perché adesso sappiamo sempre, finalmente, dove siamo. Siamo perennemente nell’intervallo tra una proposta e un acquisto. Siamo sempre in coda a una cassa».

Carte di credito, commerci, trasgressioni, inventari e tariffe. A questo sembra ridursi oggi il viaggiare contemporaneo; e alle foto da esibire su facebook, agli orari di treni e aerei. Lo stile stesso della narrazione di Franco Riva assume, nella prima parte del libro, la frammentarietà incalzante e veloce, quasi imitativa e tautologica, del fenomeno che stigmatizza: «La memoria dei luoghi è lo spazio che si fa tempo. E il luogo del tempo è il tempo che si fa spazio. Fuori e dentro. Interno ed esterno…Vita. Sempre partita , sempre già andata, prima ancora di averne deciso la partenza. Vita partita e mai arrivata, nonostante tutti gli sforzi per arrivare. Mai raggiunta. Viaggio e vita. La partenza della vita, che non si può decidere. Irripetibile. La vita non è mai dov’è, mai quello che è. Sempre in partenza. Non torna. Irripetibile».

La scrittura ponderata della filosofia sembra qui proporsi liricamente in simil-versi dall’impronta ansiosa, quasi derivata da certa poesia contemporanea: «Affidarsi, rischiare. Partire finalmente. Trovare se stessi come un essere trovati. Lasciarsi andare. Ri-trovarsi. Trovare se stessi, perché in quell’identità quotidiana con sé ci si era smarriti. Chiusi. Neppure smarriti: il sé non c’era; da solo con se stesso, non c’è mai stato». Più distesa e meditata risulta al lettore la seconda parte del volume, che si interroga sui temi tipici della riflessione di Franco Riva, ereditati e approfonditi attraverso gli amati “filosofi del dialogo”: Buber, Rosenzweig, Lévinas, Marcel, Tischner. In queste pagine si concentrano considerazioni ispirate a quella che dovrebbe essere la natura etica del viaggio: conquista di uno spazio accresciuto dell’anima, meraviglia, pensiero nuovo, accettazione della complessità e della diversità, scoperta di una prossimità agli altri, responsabilità verso la natura. E passaggio. Da uno stato mentale di chiusura e sospetto ad uno di fiduciosa solidarietà. Franco Riva propone esempi antichi e illustri di viaggiatori che nei loro percorsi hanno modificato la storia dell’umanità: Ulisse e il suo viaggio nostalgico, circolare, di ritorno e ripiegamento; Abramo proiettato in un generoso esodo verso una promessa futura; Gilgamesh e la sua eroica aspirazione alla fama; Adamo ed Eva e la cacciata colpevole; Marco Polo con la curiosità per l’ignoto; Zarathustra nella sua sfida a Dio. E proprio con una frase di Nietzsche (Solo come totalità possiamo conservarci) Franco Riva chiude il suo libro: una totalità complessa, non sigillata, ma capace di trasformazione e di tragitti illuminanti.

 

«succedeoggi», 15 aprile 2015