Intervista ad Alida Airaghi
Le poesie di “Litania periferica”, “Un diverso lontano” e “Frontiere del tempo” tornano in libreria
A gennaio 2025, Il Convivio Editore ha riportato in libreria in un unico volume,
intitolato “Tre libri”, tre opere della poetessa Alida Airaghi diventate quasi
introvabili: “Litania periferica”, “Un diverso lontano” e “Frontiere del tempo”.
L’autrice ha risposto ad alcune domande di Francesco Campagna, docente, poeta
e divulgatore letterario.
La silloge Tre libri di Alida Airaghi (Il Convivio Editore, 2025) racchiude tre volumi di poesie
ormai quasi introvabili: Litania periferica, Un diverso lontano e Frontiere del tempo,
pubblicati rispettivamente nel 2000, 2003 e 2006. La lettura in successione di questi titoli
suscita emozioni variegate, poiché ci si ritrova catapultati in un percorso ricco di
suggestioni, di tematiche diverse, di questioni risolte e irrisolte, di pensieri profondi sulla
vita, sulla fede e, specialmente nell’ultima opera, sul tempo.
1) Come nasce l’ottima idea di raccogliere in un’unica silloge tre opere così lontane
rispetto alla sua produzione letteraria attuale?
Ho creduto opportuno ripubblicare i tre libri usciti all’inizio degli anni 2000 dall’editore Manni
perché alcuni lettori mi esprimevano il desiderio di recuperare i testi lì inseriti, spesso
antologizzati in volumi scolastici (come Euridice, Il Lago o le poesie sociali), altri
parzialmente riportati da utenti di Facebook o di Instagram. Inoltre, mi è sembrato giusto
mettere in luce il filo conduttore (tematico, ma anche formale) che attraversa tutta la mia
opera, sebbene oggi gli esiti a cui sono giunta siano ovviamente diversi da quelli di vent’anni
fa. Ma gli interessi per la teologia, la scienza, il mito sono rimasti gli stessi, come la
disposizione d’animo verso chi ha segnato affettivamente e sentimentalmente il mio
percorso di vita.
2) Leggendo questa silloge inevitabilmente ci si confronta con argomenti più che
interessanti e un poetare che si evolve da lirica a lirica. Partirei con Litania periferica,
la quale presenta inizialmente commoventi note biografiche e successivamente
poesie dedicate a figure appartenenti all’ambito scientifico e ad animali asiatici.
Quanto è stato particolare immedesimarsi in Galileo o Einstein e immaginare cosa
avrebbero potuto scrivere sotto forma di lirica?
Sì, mi appassiona l’idea dello sviluppo della ricerca scientifica nel corso dei millenni, dai
presocratici in poi, anche se avendo studiato lettere classiche non ho avuto e non ho tuttora
i mezzi per addentrarmi nello specifico dei vari rami della scienza. Però mi emoziona l’idea
che l’umanità abbia sempre cercato di spiegare i misteri dell’esistenza: chi siamo, da dove
veniamo, qual è il destino finale dell’universo. Sono state tentate varie strade, ipotizzate
risposte, e il mistero è ancora fitto. Come faccio dire a Einstein:
“Non può finire tutto, così, / per niente. Nel vuoto. //… Lo urlerò nell’abisso, / nel non tempo: /
dove non sarò”.
3) Gli aspetti biografici sono presenti anche nelle prime poesie del volume Un
diverso lontano, ma la sezione che mi ha attirato maggiormente è Metamorfosi, in
cui nuovamente lei si immedesima in altri personaggi, in questo caso figure
appartenenti alla mitologia greca dal destino a volte beffardo. C’è stata difficoltà
nel voler vivere le stesse emozioni della ninfa Eco o della sfortunata Alcione?
Perché ha scelto proprio queste storie?
Nel mio primo libro di poesia Rosa rosse rosa, pubblicato nel 1986, avevo riservato una
sezione, intitolata Classiche, a figure femminili della letteratura greca, incontrate nel corso
degli studi universitari. In Litania periferica ho voluto di nuovo affrontare l’argomento
scegliendo però un’ottica particolare, quello della fedeltà e della dedizione coraggiosa (a
volte fino al sacrificio finale) di alcune donne del mito, che hanno saputo vivere con
coerenza e coraggio la propria femminilità, fedeli anche a sé stesse.
4) Frontiere del tempo, a mio avviso, è la perfetta conclusione di Tre libri. Sono
evidenti i richiami a grandi filosofi e scrittori del passato, come sono facilmente
rintracciabili grandi ispirazioni bibliche per quanto concerne le tematiche religiose.
Le varie sezioni trascinano il lettore in un turbinio di intime riflessioni sulle nostre
esistenze. La mia sensazione è che in quest’ultimo volume le liriche abbiano toccato
un livello poetico tra le migliori dell’intero panorama italiano contemporaneo. Da
giovane scrittore e poeta e da curioso lettore, le chiedo se questi versi siano stati
scritti di getto o siano stati studiati e costruiti in più settimane e/o mesi.
In genere quando scrivo, sia in versi sia in prosa, medito molto a lungo i temi su cui poi
lavoro. Prendo appunti, leggo, mi confronto con i testi e le riflessioni altrui. Poi compongo
di getto, lascio depositare nel cassetto per molto tempo (a volte anche per anni) quello che
ho scritto. Infine rileggo e correggo, soprattutto sfrondando, asciugando tutto ciò che mi
pare in eccesso. Se mi sento abbastanza convinta, provo a sottoporre ad amici – non solo
letterati – il “prodotto” finale, e tento la pubblicazione. La valutazione finale giustamente
spetta ai lettori.
5) Per concludere l’intervista, prendo spunto da alcuni versi di Un diverso lontano: “eccomi
sola / nel tutto, eccomi tutto, buio / nel nero. Senza niente / intorno, senza le facce amate, /
senza voci ascoltate, e parole: / e mai che, dopo la notte, torni / il giorno”. Considerando che
sono passati ventidue anni dalla pubblicazione di questa raccolta, le chiedo: dopo tante
notti e tanto buio, il “giorno” è arrivato?
La ringrazio per questa sua partecipazione emotiva. Passiamo tutti nella vita momenti
difficili, di sconforto, di malattia, di difficoltà affettive e ambientali. Prima dei quarant’anni
ho perso in pochissimo tempo mio marito, i miei genitori, una cugina e ho affrontato una
non facile operazione. La grave depressione che ne è derivata si è appesantita di un
ingiustificato senso di colpa, come se temessi di aver in qualche modo meritato quello che
mi succedeva. Mi sentivo inadeguata ad affrontare qualsiasi aspetto quotidiano e pratico
dell’esistenza, schiacciata da responsabilità che travalicavano la mia capacità di resistenza.
Ho avuto tanta paura di non riuscire a crescere le mie bambine, e il ritorno da Zurigo a
Verona (in un ambiente che certo non mi ha aiutato a superare sia i problemi esterni, sia il
buio interno che cito nella poesia), ha acuito queste problematiche, e anche – perché
negarlo – il dolore. Ma il tempo guarisce tante cose, le mie figlie sono diventate due donne
straordinarie e mi sono state sempre vicine, io ho ritrovato la volontà di uscire di casa e da
me stessa, di riprendere a studiare, a scrivere, a guardarmi intorno. Insomma, posso dire
che sì, già da anni ho riscoperto la luce, il giorno, la gioia di esserci e di essere in questo mondo, problematico e bellissimo.
© Riproduzione riservata «SoloLibri», 16 aprile 2025