VAUDO-FRANCIOSI, PRIMA MORTE – IGNAZIO PAPPALARDO EDITORE – ROMA 2025
Asia Vaudo e Allegra Franciosi, docenti di FreeFromChains, un’associazione che realizza laboratori di scrittura creativa nelle carceri, hanno pubblicato per i tipi delle edizioni romane Ignazio Pappalardo un volume intitolato Prima morte. Da anni le due giovani insegnanti esperimentano, con la collaborazione della poetessa Zingonia Zingone, cammini di poesia negli istituiti penitenziari di Rebibbia, Regina Coeli e Poggioreale, e dal loro impegno culturale e umanitario è nata l’iniziativa di raccogliere le testimonianze del percorso interiore compiuto dai detenuti, trasformativo e arricchente in termini personali e intellettuali.
Il poeta Davide Rondoni nella prefazione al volume si chiede cosa abbia portato Asia e Allegra, dopo la laurea e un’intensa esperienza spirituale, a dedicare le loro giornate a quest’opera di formazione e riscatto sociale, “a contatto con le storie e le sofferenze più buie … portando con sé il Cantico delle creature di San Francesco e altre poesie”. Entrambe le autrici rispondono manifestando la stessa acuta sensibilità e generosità nel confrontarsi con dolori e rabbie dei reclusi: “Il carcere è uno scrigno. È il luogo delle cose perdute, di un’umanità che arranca, ferita, e che s’aggrappa a te con violenta tenerezza”, “Dalla cattedra dell’aula in cui faccio lezione a Rebibbia si vedono un pino e uno squarcio abbastanza ampio di cielo… Mi domando osservando quello stralcio di mondo come ci si debba sentire a essere esclusi da tanta bellezza, da tutta quella luce, e poterla semplicemente ammirare sapendo di non possederne neanche un frammento”.
Infatti Emilio, uno dei partecipanti ai corsi di letteratura, confessa di sentirsi umiliato e affranto nella detenzione: “È il peggior carcere del mondo, questo di Regina Coeli. Non c’è un campetto per giocare, una palestra. Siamo qui come in uno zoo. Siamo tutti degli uccelli. Vengono le persone da fuori e fanno guarda questo, guarda quello! Degli uccelli”.
Asia e Allegra vengono anche loro da fuori, da un mondo privilegiato e libero, ma a motivarle nell’ insegnamento non è la curiosità o un vago buonismo, il compiacimento cattolico di chi si sa “dalla parte giusta” ed è animato da ansia di conversione. No. Il loro è un lavoro convinto, e senza falsi pietismi, di vicinanza e solidarietà, di passione per la cultura, con la volontà di diffonderla soprattutto là dove potrebbe sembrare superflua.
Gli allievi (perlopiù giovani, tra cui molti stranieri), pur gravati da sensi di colpa e sconforto, da rancore e desiderio di rivalsa e riscatto, partecipano attivamente e con entusiasmo alla loro proposta educativa. Che si concretizza attraverso lezioni di arte (da Bernini a Picasso) e di letteratura (da Seneca a Alda Merini) accompagnate dalla produzione di testi in prima persona, sia in prosa che in versi. Prendendo ispirazione dal Cantico delle creature di San Francesco, splendido inno a Dio e alla natura di cui quest’anno si celebra l’VIII centenario, sono nate le composizioni dei reclusi sull’aria, sull’acqua, sul fuoco, sul sole e la luna. Ne scrivono Claudio (“Io sogno di veleggiare / in una gemma di mare vivo / e gli occhi mi si riempiono / d’oro fuso nel cielo”), Vincenzo (“Cerco il sole cocente / in inverno”), Roberto (“Fuoco che accende amore / fuoco che purifica / anche il vuoto”).
Altro argomento che attira l’attenzione dei detenuti, stimolandone la fantasia e il bisogno di contatto fisico, è l’amore. Ne parla con struggimento Antonio (“Guardavamo insieme le stelle / parlavamo del niente / … ero sete che cercava la tua sete / ci mescolavamo come l’acqua / col fuoco”), e gli fa eco Domenico (“I tuoi occhi – la mia strada / I tuoi orecchi – il mio richiamo / Il tuo naso – il mio profumo / Il tuo volto – il mio amore”). Asia racconta il proprio turbamento quando avverte gli sguardi maschili che la attraversano, esibendo “l’insopportabilità di un desiderio castrato, quello della carne, che muore ogni giorno dentro una gabbia”.
Altrettanto pesante da sopportare per le giovani insegnanti è la nostalgia dei loro studenti per la vita di familiari e amici che scorre escludendoli da ogni bellezza, affetto, possibilità di cambiamento: e allora si cerca di alleviare rimpianto e angoscia discutendo di tanti argomenti diversi, incoraggiando la libera espressione sulle paure, i sogni, le speranze di ognuno.
Il libro, illustrato dal pittore Roberto Pavoni, si conclude con l’intervento di Maurice Bignami, che negli anni di piombo fu condannato per la militanza nell’organizzazione terroristica Prima Linea, divenendo poi promotore del Movimento Dissociazione Politica: nei suoi vent’anni di carcere (la “prima morte”), ha conosciuto la conversione a Cristo e la rinascita nella libertà offerta dal perdono.
Il volume di Asia Vaudo e Allegra Franciosi verrà presentato a Roma Sabato 14 giugno (ore 16:15, Basilica Santa Maria Ausiliatrice al Tuscolano) e il 30 giugno (ore 19:30, Chiesa Nuova di Santa Maria in Vallicella), con la partecipazione delle autrici e importanti relatori.
«SoloLibri, 8 giugno 2025»