LISA GINZBURG, UNA PIUMA NASCOSTA – RIZZOLI, MILANO 2023

Il titolo dell’ultimo romanzo di Lisa Ginzburg, Una piuma nascosta, viene suggerito dall’autrice come metafora dell’attenzione dovuta, con leggerezza non esibita, nel rapportarsi ai sentimenti altrui.

Il testo racconta infatti una storia di sentimenti, più che di fatti o azioni, che si instaurano tra i due protagonisti, Rosa e Tan, e nelle relazioni intrecciate da loro con pochi altri comprimari.

Rosa è una undicenne sensibile e riservata, figlia dei custodi della villa padronale dei coniugi Manera, nel podere toscano della Quercetana. Tan, suo coetaneo, è un ragazzino ombroso e irruente di origini moldave, adottato dai Manera dopo un percorso burocratico complicato e sfiancante, tra viaggi all’estero, colloqui con psicologi e ispezioni di assistenti sociali.

I due adolescenti tendono a dissimulare le loro ferite, cercando di curarle in un rapporto via via più solidale di vicinanza e conforto reciproco. Rosa soffre della rigidità materna e di un senso di inferiorità culturale nei riguardi dei proprietari della villa, mitigato dall’ammirazione devota per la madre di Tan. Il ragazzo non riesce a superare l’angoscia dell’abbandono del suo paese, il trauma dei molti anni vissuti in orfanatrofio, la rabbia verso l’ambiente raffinato che lo ha accolto: pertanto sfoga violentemente il proprio rancore per i genitori adottivi, che presto entrano in crisi come coppia, arrivando alla separazione.

I due giovani nutrono la loro amicizia attraverso una frequentazione assidua fatta di giochi con le carte, di linguaggi criptici incomprensibili agli estranei, e di intere giornate trascorse nei campi: Rosa all’ombra di una grande quercia percepita come protezione e accoglienza, Tan accovacciato in un’enorme buca scavata per ripararsi e nascondersi da un fuori minaccioso.

Negli anni del liceo le loro strade si dividono: il carattere rissoso del ragazzo induce i genitori a trasferirlo in un severo convitto di Milano, mentre Rosa, sempre più matura e consapevole delle sue capacità, si avvia a un luminoso avvenire universitario. Divenuta con gli anni un’affermata chirurga oftalmica, dedita con abnegazione al proprio lavoro, si allontana dalla tenuta della Quercetana, e anche dal ricordo di Tan, che nel frattempo si è perso tra vari amori, lavori improvvisati e viaggi tormentosi alla ricerca del passato. Tuttavia si rivedono, in un Ferragosto torrido, tornati entrambi in visita dai parenti: “Camminano senza parlare, un silenzio che dice la fatica di stare in strada con quel caldo, ma in cui vibra anche altro, l’intensità di una strana tensione che monta da sé, spontanea, un’impalpabile aspettativa – qualcosa succederà, ma non si sa cosa”.

E infatti qualcosa tra i due succede, un breve e appassionato riavvicinamento, vissuto nel trasporto dei sensi senza una reale adesione emotiva. La decisione di Rosa di trasferirsi negli Stati Uniti per dedicarsi a un prestigioso progetto di ricerca segna ormai un’irriducibile estraneità, e il congedo che la donna invia online all’amico ritrovato e nuovamente perduto, risulta quasi imbarazzante nella sua logica razionalità: “Però, ecco, c’è che io non so come proseguire, che un tratto successivo di strada da fare insieme proprio non lo vedo… Sono una persona che ha bisogno di calma, metodica, perfezionista. Che per lavorare bene deve avere ritmi sempre uguali…Anche a te auguro di partire, anzi di ripartire… Incontrerai altre persone, succederanno altre cose. Io ti porto con me, oltreoceano”.

Una storia semplice, quella raccontata con garbo da Lisa Ginzburg, di un incontro arricchente e denso di significato, e che tuttavia il trascorrere del tempo rende malinconicamente meno rilevante, quando la pretesa di far rivivere il passato rivela la sua pretestuosa inconsistenza.

 

«SoloLibri», 31 agosto 2025

 

 

 

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