STEFANO BENNI, DANCING PARADISO – FELTRINELLI, MILANO 20I9

«Ogni angelo è terribile», scriveva Rilke in apertura della Seconda Elegia. Ma l’Angelo Angelica protagonista e voce narrante dell’ultimo libro di Stefano Benni non è terribile affatto: piuttosto indulgente, comprensivo, empatico, capace di pietas cristiana: proprio come l’Angelo di Dio a cui i bambini prima di dormire chiedono «illumina, custodisci, reggi e governa me». Un angelo custode, appunto.

Quello volteggiante in Dancing Paradiso riecheggia immagini filmiche, pittoriche, musicali, di un passato prossimo e remoto, e di un presente terribilmente quotidiano. Ha respirato l’atmosfera berlinese di Wim Wenders e quella californiana di Brad Silberling, le creature alate e i saltimbanchi rilkiani, gli affreschi di Beato Angelico e i quadri di Klee, lo swing anni ’30, il rock anni ’50, le discoteche delle periferie italiane anni ’80. Si è ispirato alla cronaca e alla TV più trash, alla musica di Coltrane, Bach e Vecchioni, ma ha letto anche molta poesia contemporanea, per arrivare a modulare una lunga ballata dal carattere di recita teatrale, con attori e voci diverse: la baritonale di un Falstaff pateticamente comico, il falsetto di un castrato monteverdiano, il singhiozzo malato di una Mimì pucciniana. Ballata in simil-versi, perché l’andare a capo della scrittura di Benni non rispetta la metrica tradizionale, zoppica provocatoriamente, strizzando l’occhio al lettore per avvisarlo che qui si è più vicini alla parodia che all’ode, alla farsa giocosa e moraleggiante che al sonetto o all’elegia.

Angelo Angelica dunque scende dal cielo, nel prologo, inviato/a come messaggero alato ad accompagnare le vicende umane più desolate e problematiche, caparbiamente deciso/a a sporcare la sua tunica celestiale col fango terrestre, «in città malate»: apparizione improvvisa e salvifica, maternamente prodiga e vicina ai disperati cui porta conforto «nell’imperfetta passione e nella speranza». Fratello e sorella, padre e madre, amante e amica, «guerriero che non teme gli screzi», creatura demersale che ama i fondali. Incontra una serie di reietti e depressi, li chiama tutti per nome. Il primo è Stan pianista triste, fradicio di droga e alcol, ridotto «all’ultima nota dello spartito». Il secondo è l’obeso Elvis con «folte basette sul muso da maiale», ex cantante di successo che da anni vive barricato in camera ad ascoltare musica ingozzandosi di cibo spazzatura, praticando sesso virtuale in un delirio masochista autodistruttivo: hacker onnivoro e giustiziere, aspirante nazi-stragista, odia se stesso e l’universo intero. La terza e Lady, «una signora perbene», aspirante poetessa che vorrebbe emulare Sylvia Plath o Marina Cvetaeva suicidandosi, e si riempie di psicofarmaci e alcol per riuscire a sopravvivere. Poi c’è Amina, barista in un pub frequentato da vecchi lascivi e nuovi zombie, giovane profuga arrivata dall’Albania per raggiungere un falso eden popolato da lupi e sparvieri. Infine Bill il Bello, vecchio batterista ridotto a scheletro nel letto di un ospedale in cui i sanitari non vedono l’ora che crepi.

Gli spettri umani raccontati da Benni sono accomunati dalle stesse ambizioni e fallimenti, da un’uguale rancorosa sete di vendetta nei riguardi del mondo che non li ha capiti e considerati nel loro preteso valore: «Nullità e mitomani, criminali e artisti / Tutti vogliamo essere visti / Vogliamo inciso sul marciapiede / Il nostro nome dentro una stella». L’arrivo provvidenziale di Angelo Angelica, planante sulla «città ragnatela di luce… trappola velenosa e atroce», agisce come un balsamo sulle ferite del popolo notturno, vizioso e disperato, che si raduna nel Dancing Paradiso. Invita i cinque infelici a esibirsi sul palcoscenico per un ultimo celebrativo riconoscimento pubblico, prima di venire inghiottiti nel buio della notte, in una morte definitiva o nella vaga speranza di un’alba di riscatto. Le performance di Stan, Elvis, Lady, Amina e Bill, livide e angoscianti, sono invocazioni destinate a perdersi nel nulla e nell’indifferenza cosmica. Mentre Angelo Angelica, conclusa la sua missione, riprende il volo, una voce fuori campo scandisce impietosa il suo verdetto: «Lo spettacolo è finito signori / E anche il mondo sta finendo / Fatevi un selfie speciale / Sullo sfondo del diluvio universale».

 

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https://www.sololibri.net/Dancing-Paradiso-Benni.html             27 maggio 2019