STEPHEN KING, A VOLTE RITORNANO – BOMPIANI, MILANO-FIRENZE 2025

 

Non sono tra coloro che considerano la giallistica una letteratura di secondo livello rispetto alla narrativa tradizionale: la ritengo degna di interesse e di stima, e non solo perché attira un numero sempre crescente di lettori e costituisce una fonte insopprimibile di entrate per la nostra editoria. Ma anche perché tra gli scrittori di thriller, di horror, di polizieschi esistono autori ragguardevoli, che leggo e ho letto sempre con piacere.

Il nostro Scerbanenco, ad esempio, che è stato un appassionato scrutatore della malavita milanese, e un profondo conoscitore degli abissi tormentosi dell’animo umano. Ma anche Simenon, acuto ed elegante nello scandagliare i sentimenti, gli ambienti, le imprevedibili azioni dei protagonisti dei suoi romanzi e dei suoi racconti.

E poi c’è il fenomeno Stephen King, venduto e tradotto in milioni di copie in tutto il mondo, trasposto in decine di pellicole cinematografiche, preso ad esempio, ammirato e imitato da moltissimi volonterosi giallisti. Il suo stile così “americano”, rapido e secco, intessuto di dialoghi spesso frenetici, e i suoi contenuti ricchi di intrecci complicati e soluzioni ad effetto mi hanno sempre colpito, anche se confesso che rimango maggiormente legata alla scrittura ponderata e complessa, minuziosa nelle descrizioni e ricca di subordinate, cui ci ha abituato la nostra tradizione classica europea.

Bompiani ha ripubblicato da poco una raccolta di venti raccontiA volte ritornano, uscita negli States nel 1978 con il titolo Night Shift ed edita in Italia nel 1981. L’affettuosa introduzione all’antologia è dovuta alla penna di John D. Mac Donald, uno degli autori preferiti di King, e la prefazione è dello stesso King, che per la prima volta si rivolge direttamente al lettore raccontando di sé e della propria scrittura: “Parliamo, io e te. Parliamo della paura”. E provocare paura, anzi vero e proprio terrore in chi legge, sembra sia stata la principale intenzione dell’autore, secondo quanto ha dichiarato commentando queste pagine: “Nei miei racconti incontrerete esseri notturni di ogni genere: vampiri, amanti dei demoni, una cosa che vive nell’armadio, ogni sorta di altri terrori. Nessuno di essi è reale. L’essere che, sotto il letto, aspetta di afferrarmi la caviglia non è reale. Lo so. E so anche che se sto bene attento a tenere i piedi sotto le coperte, non riuscirà mai ad afferrarmi la caviglia”.

Presentare un riassunto dei venti racconti antologizzati sarebbe inutile e controproducente per chi volesse affrontarne la lettura. Introdurrò sommariamente la trama di quelli che più mi hanno colpito, senza rivelarne la conclusione. Tra i primi, Secondo turno di notte, in cui un giovane operaio viene reclutato da un sadico datore di lavoro per ripulire lo scantinato dello stabilimento invaso da sporcizia e da colonie di ratti enormi e famelici, pronti a vendicarsi atrocemente dell’invasione umana nei loro territori sotterranei. Io sono la porta è la vicenda di un astronauta che durante una spedizione su Venere subisce delle mutazioni causate da un gene alieno, che permettono a un’intelligenza extraterrestre di controllare il suo corpo, spingendolo a commettere efferatezze, e a spiare il mondo degli umani. Ne Il baubau un paziente psicotico racconta al suo psichiatra come una creatura assassina nascosta negli armadi di casa abbia ucciso i suoi tre figli. Camion (Trucks), due volte riadattato per il cinema, in cui un gruppo di persone bloccate in un ristorante sull’autostrada viene assediato da camion e autotreni animati da una forza misteriosa, che farà di loro i futuri dominatori del pianeta. A volte ritornano, dove un professore vittima in gioventù di un atto di violenza da parte di teppisti che gli avevano ucciso il fratello, invoca il soccorso di un demone per castigare alcuni alunni in cui vede reincarnati i propri aguzzini. L’ultimo piolo della scala, privo di elementi orrifici ma intriso di suspence e di dolore, nel resoconto di un episodio infantile che aveva drammaticamente segnato la vita del protagonista e di sua sorella. L’uomo che amava i fiori, storia di un serial killer dall’animo gentile e ingenuo che di notte si trasforma in feroce assassino inseguendo il fantasma della fidanzata morta.

Omicidi, mostri, pazzi schizofrenici, alieni, spettri che forse non ci fanno più tremare, abituati come siamo a ben altre quotidiane scene di violenza, ma certo ci lasciano un senso di inquietudine, come già cinquant’anni fa si era prefisso di creare in noi l’indiscusso maestro dell’horror Stephen King.

 

«SoloLibri», 3 luglio 2025

error: Content is protected !!