GEORGE RITZER, LA McDONALDIZZAZIONE DELLA PRODUZIONE

CASTELVECCHI, ROMA 2017

 

George Ritzer (New York 1940) è un sociologo statunitense di fama, autore di numerosi saggi sulla nuova economia capitalistica, sui modelli di consumo, sul postmodernismo. A lui dobbiamo il concetto di McDonaldizzazione, termine utilizzato spesso come sinonimo di globalizzazione. La sua teoria prende spunto dalla politica del lavoro messa in atto dalla società di fast food McDonald’s in ben 120 nazioni, con 35.000 ristoranti sparsi nel mondo: strategia che punta a realizzare ristoranti economici concepiti come catene di montaggio, facilmente esportabili in luoghi diversi e lontani. La McDonaldizzazione si è rivelata un processo profondo di cambiamento globale, basato su un modello che sostituisce tecnologia non-umana a quella umana, per ridurre l’intervento del personale al minimo, favorendo così un monitoraggio costante dell’attività dei dipendenti e una riduzione dei costi.

In questo pamphlet pubblicato da Castelvecchi, George Ritzer fa rientrare la McDonaldizzazione in un processo più vasto di “americanizzazione”, inteso come diffusione planetaria di idee, comportamenti, modelli sociali, industrie e capitali americani. Americanizzazione e McDonaldizzazione appaiono allora come tattiche capitalistiche, finalizzate a conseguire sia una crescente redditività per le aziende, sia l’espansione ideologica e l’egemonia politica per lo stato. Il McDonald’s (come i grandi centri commerciali, i villaggi turistici, i parchi di divertimento) diventa luogo di aggregazione fittizia per migliaia di consumatori, indotti a spendere e ad acquistare prodotti spesso nocivi o inutili, privandoli della possibilità di socializzare concretamente con gli altri, o di usare in modo più creativo il loro tempo libero. Efficienza, calcolabilità, prevedibilità, controllo e razionalità sono le cinque regole fondamentali che Ritzer attribuisce alla strategia produttiva dei McDonald’s, esemplificandole in concetti-chiave che mettono in luce gli effetti negativi di questo sistema industrializzato dell’alimentazione. Esso comporta la produzione di cibo poco controllato e di scarsa qualità, altamente calorico; una omologazione del gusto nell’arredamento e nell’abbigliamento del personale, volgarmente spersonalizzante; l’impoverimento dell’interazione verbale con i clienti e tra i clienti stessi; l’automazione del processo di cottura e la velocità del servizio per incrementare il profitto; l’allevamento in batteria di polli e mucche per soddisfare la richiesta di materie prime; l’inquinamento ambientale; la sparizione delle piccole imprese locali.

«In conclusione, l’intero sistema è disumanizzante. Lo è lavorare in un fast food, perché si è costretti a seguire un copione stabilito da altri e non ci si può esprimere liberamente, e lo è mangiarvi, perché non ci si può godere in pace il proprio pasto, ma bisogna ingurgitare il cibo in pochi minuti o, peggio ancora, farlo nella propria automobile».

In questa programmata omogeneizzazione globale, diventiamo tutti, secondo George Ritzer, “prosumers”, cioè insieme produttori e consumatori, poiché sia pranzando da Mc Donald’s, sia acquistando da Amazon, sia prelevando da un bancomat ci rendiamo agenti attivi e passivi del processo economico: «svolgiamo infatti a titolo gratuito un lavoro di cui prima era incaricato un dipendente» (cameriere, commesso, bancario). Sfruttiamo e siamo sfruttati in un mondo post-umano, post-sociale, prono ai grandi interessi delle multinazionali.

 

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www.sololibri.net/McDonalizzazione-produzione-Ritzer.html      12 settembre 2017