JOHN BURNSIDE, LA CASA DEL SILENZIO – MERIDIANO ZERO, PADOVA 2007

John Burnside è un poeta scozzese di sessantacinque anni. Un ottimo poeta. Che ha scritto anche alcuni romanzi. La casa del silenzio è il primo, composto nel 1997 e pubblicato da noi dieci anni dopo. Non è il suo libro più famoso, ma è senz’altro esemplare dello stile e degli interessi di questo autore, che si situano tra scienza, fantascienza e psicologia, mantenendo però uno sguardo attento ai valori etici della società contemporanea, così spesso contraddetti dalla corsa al successo e al profitto.

Il romanzo ruota intorno al tema del linguaggio: la parola come invenzione e come trappola, come salvezza e come condanna. Protagonista è Luke, un intellettuale trentenne interessato alla neurologia e al cognitivismo, non solo per passione scientifica, ma soprattutto per il desiderio di penetrare nella psiche altrui, sondando contemporaneamente anche le abilità esplorative della propria mente. La domanda principale che Luke si pone è se la capacità di parlare sia innata o acquisita. Tale questione lo affascina dall’infanzia, da quando la sua amatissima mamma, perduta precocemente, gli raccontava la storia dell’imperatore mogul Akbar, il quale aveva fatto costruire un edificio in cui dei servitori muti dovevano allevare alcuni neonati, in modo che non arrivasse loro nessuna parola, impedendo di fatto ai bambini qualsiasi possibilità di comunicazione. Luke già da piccolo subiva il fascino della reazione dei corpi al mutamento delle condizioni di vita: ossessionato dall’idea della morte, terrorizzato al pensiero di poter perdere sua madre, andava in cerca delle carcasse di animali per osservarne la decomposizione; collezionava vegetali per studiarne l’appassimento; teneva l’elenco di tutti i decessi di persone che aveva conosciuto.

La scrittura di Burnside, densa e precisa, sinuosa ma priva di pedanteria o autocompiacimento, segue con perspicacia psicologica il tortuoso avvilupparsi della perversione di Luke, sempre più coinvolto in un voyeurismo necrofilo: “C’era qualcosa di stupendo nell’immobilità della morte, nella sua irreversibilità, ma ora volevo qualcosa di più di un cadavere. Volevo aprire l’essere vivente, vedere il battito del cuore e la circolazione del sangue; volevo a un tempo essere testimone e celebrante di una sorta di rituale, volevo sentire pulsare gli organi, osservare la vita che sfuggiva… Volevo vedere com’era la vita quando finiva, e lasciava solo la materia inerte”.

Se, nella sua morbosa ricerca dell’origine della coscienza, da piccolo Luke dissezionava gli animali, crescendo comprende che il soffio vitale può essere reperito esclusivamente nel pensiero, e in ciò che lo esprime: la parola. Divenuto adulto, si interessa quindi ai ragazzi con ritardo nello sviluppo del linguaggio: bambini-lupo, bambini-selvaggi, bambini-cavie di esperimenti scientifici, attratto dall’idea di indagare qualche caso simile non solo sui libri, ma di persona. Viene così in contatto con una vicina affascinante ma gelida e formale, e del suo piccolo Jeremy, chiuso in un mutismo difficilmente classificabile (forse organico, forse comportamentale), preda di atteggiamenti aggressivi o catatonici. Mamma e bambino appaiono a Luke inquietanti, vittime di un feroce isolamento sociale, ma anche minacciosamente enigmatici. Con la madre Luke intreccia presto una relazione sessuale ambigua e violenta, da lei accettata in totale passività, mantenendo nello stesso tempo un rapporto professionale di studio sull’infermità del figlio.  Ben presto però l’uomo entra in un vortice di ansia e sadismo, espressi in atti di tortura fisica nei confronti delle sue vittime. Come succede nelle ossessioni maniacali, Luke non riesce a dominare i suoi impulsi, che lo porteranno a intrecciare un nuovo rapporto con Lillian, un’adolescente senzatetto semi-analfabeta e muta, schiavizzata da un gruppo di balordi. Invaghitosi di lei, la porta a casa sua costringendola in una sudditanza fatta di minacce e continui regali. Deciso a mettere in atto un progetto sperimentale accarezzato da anni, di diabolica gestazione, Luke si sbarazza brutalmente di chiunque possa rappresentare un ostacolo al suo piano, e si trasforma in un infernale demiurgo creatore di mostri. I due gemelli partoriti da Lillian diventano cavie della sua paranoica ossessione scientifica, letteralmente “animali da laboratorio”, immolati sull’altare della pazzia, in un’inaspettata e macabra soluzione finale.

Un ottimo romanzo, questo di John Burnside, dalla scrittura elegante e sostenuta, che non cede mai a volgarità o scaltrezze narrative, e indaga invece con controllata intelligenza i meandri della complessità mentale di un uomo lucidamente folle, riuscendo a offrire pagine di intensa poeticità nonostante i drammatici temi affrontati.

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https://www.sololibri.net/La-casa-del-silenzio-Burnside.html     I marzo 2020