CHANDRA LIVIA CANDIANI, IL SILENZIO È COSA VIVA – EINAUDI, TORINO 2018

Chandra Livia Candiani negli ultimi anni ha pubblicato con successo due raccolte di poesie nella collana bianca di Einaudi: La bambina pugile e Fatti vivo. Presso la stessa casa editrice è uscito da poco un suo breve saggio sulla meditazione, Il silenzio è cosa viva, che raccoglie ventitré capitoli luminosi e illuminanti, pacati e dolcissimi. Un avvicinamento laico alla spiritualità, che non si pone in maniera didascalica o imperativa, non mira ad insegnare nulla al lettore: semplicemente offre una testimonianza, raccontando un percorso nel buio della sofferenza e nella luce di una speranza, di una consolazione, di un risveglio.

Partendo da alcune considerazioni sul fine vita, e sulla dolorosa morte della sorella Anna (“l’addio” e il “buon viaggio” come termini chiavi per l’accompagnamento di chi ci lascia), Chandra invita all’accettazione consapevole di ogni afflizione: “Spesso si pensa che la soluzione al dolore sia altrove, ma è nel dolore la soluzione del dolore, sentendolo, abitandolo, assaporandolo, a poco a poco diventa parte di noi”. Accettare, accogliere, aspettare: «Imparare a stare. Imparare a essere vasti e navigare ogni mare e scoprire tra onda e onda un porto». Questo Chandra ha appreso dalla frequentazione della meditazione buddhista, dai suoi viaggi in India alla ricerca di risposte, ma soprattutto alla ricerca del sé più riposto e interiore, in cui poter recuperare la propria verità. Verità che non consiste nel divenire eccezionali, esemplari, eroici, ma solamente nel permettere alle cose di essere così come sono, rimanendo in un atteggiamento di fiduciosa e silenziosa attesa riguardo a ciò che succede in noi e intorno a noi, senza interferire, senza pretendere di modificare. Non ci sono gerarchie di valori nella pratica del pensiero buddhista: il piccolo serve quanto il grande, l’ordinario quanto lo straordinario, e i più banali gesti della quotidianità valgono quanto la più alta preghiera, se li compiamo con il rispetto e l’attenzione che ci richiedono e che meritano.

La stanza vuota che l’autrice ha predisposto nella sua casa per raccogliersi a meditare è diventata un tempio domestico, uno spazio dove coltivare silenzio e fiducia: «L’abilità di stare in una stanza vuota è quella di rendere altrettanto vuoto il proprio cuore, lasciar cadere le proprie opinioni, deduzioni, pregiudizi, lasciar scivolare quelle degli altri su di noi, lasciare che si riveli lo spazio vuoto di abitudini, un’altra possibilità». Così si arriva alla consapevolezza di ciò che si è nel corpo e nei processi mentali, riscuotendosi dal torpore di un pensiero adulterato e addormentato, imposto dall’esterno. Allontanandoci dai luoghi rischiosi e inaffidabili che abitiamo, dalle convenzioni e dalle abitudini logoranti, cancellando in noi brame e attaccamenti eccessivi, possiamo trovare un rifugio, un asilo protetto, una via (“la Via”), da intraprendere utilizzando alcune modalità di comportamento fisico (quali l’inchino a terra, il congiungimento delle mani, la regolazione del respiro, l’attenzione all’ascolto, la cadenza del passo) che ci sollecitano all’umiltà, al superamento di ogni dualismo, al controllo delle emozioni fuorvianti. «Non si tratta di essere imperturbabili, ma imperturbati dal turbamento… Onorare tutto quello che ci attraversa senza diventarne preda».

Chandra Livia Candiani utilizza la sua decennale esperienza di traduttrice di testi buddhisti e di insegnante di poesia nelle scuole elementari, tra i malati e i senza casa, per offrire ai lettori citazioni e spunti di riflessione tratti da testi letterari e filosofici, o dalle splendide e commoventi composizioni dei suoi allievi bambini: per rammentarci che tutto ciò che ci tocca nel profondo ci trasforma, ci aiuta a superare i nostri limiti, a comprendere, a com-patire, ad aprire il cuore.

 

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https://www.sololibri.net/Il-silenzio-e-cosa-viva-Candiani.html          9 ottobre 2018