ENRICO CAPODAGLIO, DANTE CREATURALE – GRAFICHE FIORONI 2021

“La Commedia è un sistema artistico e immaginativo in cui tutto si corrisponde e in cui tutti i conti sulle cose dette tornano, sempre restando all’interno del sistema. Intendo che, come nel sistema geometrico o filosofico, una volta accettati i principi, gli assiomi, le definizioni, tutto il resto consegue in modo coerente di necessità”.

Così afferma il Professor Enrico Capodaglio nel volume Dante creaturale, insistendo sulla logica coesione della complessa architettura del poema, nonostante le frequenti ripetizioni e incoerenze narrative in cui incorre il sommo Poeta. Ma aldilà di questa straordinaria e calibrata forma costruttiva delle tre cantiche, per l’autore del volume risulta originale e audace soprattutto la capacità di un uomo del Trecento di confrontarsi con temi e concetti poco usuali, senz’altro eterodossi nel panorama letterario, filosofico e teologico della cultura a lui coeva.

I primi due saggi sono dedicati infatti alla rappresentazione della figura femminile nella Commedia, il terzo e quarto al francescanesimo dantesco. Che immagine si ricava del ruolo, della sensibilità, del fascino muliebre attraverso le parole di Dante? “Nell’opera poetica tutto ciò che è ‘animico’, spirituale, interiore tende sempre a convertirsi del resto in fisico e in visibile”. Disincarnate eppure pienamente donne sono Francesca, nel V Canto dell’Inferno, e Beatrice nel Paradiso. Esistono ovviamente tante altre figure femminili nel poema: bibliche e mitologiche, caste e lussuriose, fedeli e spergiure, umili e regali, sante e peccatrici.

Tutte incarnano “il conflitto tra amore passionale e cristiano, tra ragione e sentimenti, tra voglia di felicità e necessità di una disciplina ascetica, tra regole matrimoniali, religiose, sociali, e innamoramento, tra libertà poetica e dogma, tra pietà e giustizia divina”. Ma Francesca e Beatrice si stagliano più di ogni altra nella loro nobiltà d’animo, generosità e profondità di sentimenti: appassionata la prima, celestiale la seconda, incastonate in endecasillabi indimenticabili: “questi, che mai da me non fia diviso, / la bocca mi basciò tutto tremante”, “dentro a li occhi suoi ardeva un riso / tal, ch’io pensai co’ miei toccar lo fondo / de la mia gloria e del mio paradiso”.

Enrico Capodaglio si dice convinto che lo spirito di Dante sia più francescano che tomistico, più legato alla vita concreta che a quella intellettuale, vicino al dolore e alla povertà sperimentate nell’esilio piuttosto che alla speculazione teologica. Nel poeta “si manifesta una più ampia coscienza del creato, della rivelazione di Dio nella natura, in ogni sua forma, così come della rilevanza della condotta morale pratica e corporale” rispetto a un’esistenza puramente intellettiva. La vicinanza emotiva di Dante al Santo di Assisi si svela soprattutto nell’interesse verso l’umanità comune, per il mondo delle piante e degli animali (un capitolo del libro è proprio dedicato alla presenza degli animali nella Commedia). Nel canto XI del Paradiso si trova il famoso elogio di Francesco pronunciato da Tommaso, che di lui loda “lo slancio mistico e irrazionale”, la terrestre solidarietà con gli ultimi, i miti, gli indifesi: “ Ma perch’io non proceda troppo chiuso, / Francesco e Povertà per questi amanti /prendi oramai nel mio parlar diffuso. / La lor concordia e i lor lieti sembianti, / amore e meraviglia e dolce sguardo / facieno esser cagion di pensier santi”. Il dolce sguardo e i pensieri santi di Francesco sono rivolti alle creature più piccole come alla bellezza del cosmo: uguale è in Dante l’amore e l’attenzione verso ciò che è minimo e ciò che è sublime.

Il volume di Enrico Capodaglio è corredato da due incisioni originali di Laura Martellini e Agostino Cartuccia.

© Riproduzione riservata      SoloLibri.net › Dante-creaturale-Capodaglio21 settembre 2022