PAOLO FEBBRARO, PRIMO LEVI E I TOTEM DELLA POESIA –  ZONA FRANCA, ROMA 2013

Il critico letterario e poeta Paolo Febbraro dedica questo approfondito a appassionato saggio a Primo Levi, e in particolare alla sua produzione in versi, limitata a un unico volume di 93 liriche, composte tra il 1943 e il suo suicidio avvenuto nel 1987 (e pubblicate in Ad ora incerta nel 1998 da Garzanti). Con la poesia Primo Levi ha avuto un rapporto “non sistematico e tutt’altro che pacifico”, ma sempre improntato a un severa fedeltà verso la sua “speciale trasparenza e condensazione”, che lo portava a diffidare – pur ammirandoli – di poeti oscuri come Pound, Trakl e Celan, convinto che ” è poco redditizio, e poco utile, scrivere e non comunicare… l’importante per essere compreso da coloro a cui si dirige la pagina scritta è di essere chiari”. Chiarezza come “radicale onestà” verso il pubblico dei lettori, ma addirittura come rigorosa promessa fatta a se stesso di una “solennità anche violenta, inaggirabile”, che alcuni notissimi critici ( Cases, Fortini, Mengaldo) hanno bollato come “classica, marmorea… buona per le lapidi”. Paolo Febbraro indaga con finezza il rapporto che i versi di Levi hanno avuto con la sua ben più ricca e apprezzata produzione narrativa, contrappuntandola quasi didascalicamente, fieri del proprio “tono biblico-dantesco”, ma anche di tutte le ascendenze culturali che li hanno nutriti: dal Midrash ai racconti Yiddish, da Lucrezio a Leopardi, fino a Coleridge, Poe, Eliot. Una poesia pregna di storia, di amore per la scienza, di indignazione civile, di rabbioso dolore, di memoria lacerata e di un mai superato e angoscioso senso di colpa per essere riuscito a sopravvivere allo sterminio nazista. Con ferma delicatezza Febbraro esplora anche aspetti meno conosciuti della vita privata di Levi, sottolineando con forza la sua grandezza “inappariscente e sobria,… di candida spregiudicatezza, di non adulterato coraggio”.

IBS. 25 aprile 2013