FRANCIS SCOTT FITZGERALD, PRIMO MAGGIO – GARZANTI, MILANO 2021

Questo racconto di Francis Scott Fitzgerald, ambientato nella New York degli anni Venti, rivela tutte le caratteristiche principali della scrittura dell’autore statunitense: veloce, brillante, caustico come l’ambiente che descrive, eppure anche amaramente consapevole delle ingiustizie sociali e delle inquietudini politiche che agitavano l’epoca rappresentata.

La metropoli americana del primo dopoguerra era invasa da truppe di reduci desiderosi di riappropriarsi della loro vita interrotta dal conflitto mondiale, e di recuperare il ruolo economico perduto. La crisi industriale aveva creato masse di disoccupati che reagivano alla perdita del lavoro con manifestazioni violente e ribellioni sindacali, fomentando disordini spesso sedati con la forza dall’esercito: al panico che serpeggiava tra la piccola borghesia e gli operai, corrispondeva invece nelle classi più abbienti. un clima di esaltazione e di ritrovata fiducia nel futuro.

Primo maggio, pubblicato nel 1920, si apre appunto sulla contrapposizione evidente delle due anime esistenti nella popolazione newyorkese durante quella che fu in seguito definita “età del jazz”, grazie proprio alla narrativa di Fitzgerald. Da una parte l’entusiasmo della vittoria animava riti festaioli e celebrazioni ufficiali (“Una guerra s’era fatta e s’era vinta, e la patria dei vincitori era un tripudio di archi di trionfo, una pioggia di fiori sgargianti, bianchi, rossi e rosati… Non s’era mai visto tanto splendore nella grande città…”), dall’altra “una folla da civili, cenciosi e un po’ sfatti dall’alcol… brutti, malnutriti, sprovvisti di tutto… gettati alla deriva come legni sin dalla nascita”, si fronteggiavano tra rivendicazioni socialiste e posizioni esasperatamente patriottiche e belliciste, provocando tumulti e colluttazioni.

In quel primo maggio del 2019 molti personaggi e molte vicende si muovevano intorno alle reception, ai bar e alle stanze di alcuni hotel di lusso (Biltmore, Delmonico, Commodore, Childs’), tra la Quinta e la Cinquantanovesima Strada. Due ventiquattrenni laureati a Yale, Gordon Sterrett – tornato dalla guerra depresso e immiserito -, e Philip Dean – elegante e viziato rampollo di una famiglia facoltosa, impersonano i due caratteri giovanili prevalenti nella società americana.

Gordon, innamorato dell’affascinante compagna di università Edith Bradin (“di una bellezza totale, infinitamente delicata, assolutamente perfetta”) chiede a Philip di aiutarlo a liquidare con trecento dollari un’altra ragazza che lo tormenta e ricatta, pretendendo da lui l’ufficializzazione del rapporto. Il rifiuto dell’amico ricco di soccorrere il collega povero innesca una serie di situazioni paradossali, che raggiungono il culmine durante una festa da ballo in onore degli ex studenti di Yale.

Tra alcol, scazzottate, corteggiamenti, gelosie e personaggi equivoci infiltrati tra gli ospiti, Gordon e Edith si incontrano dopo molto tempo, rimanendo però reciprocamente delusi. La festa degenera, spostandosi e dilagando in strada, dove un gruppo di rivoltosi assalta la sede di un giornale riformista, diretto dal fratello di Edith. I disordini si concludono tragicamente, con un morto e alcuni arresti. Altrettanto tragica sarà la scelta di Gordon di sottrarsi a un destino professionalmente e sentimentalmente fallimentare.

© Riproduzione riservata  SoloLibri.net            14 luglio 2021