PAOLO GIOVANNETTI, LETTORE – LUCA SOSSELLA EDITORE, BOLOGNA 2019

In cinque succinti, ma densi e non facili capitoli, Paolo Giovannetti (Milano, 1958), professore ordinario di letteratura italiana contemporanea allo Iulm, illustra quale sia la morfologia e la funzione del lettore nel processo fruitivo della pagina scritta. Lettore, appunto, è il titolo di questo saggio, che si apre con la considerazione – ahimè, abbastanza risaputa – che il numero dei lettori (anche di quelli cosiddetti “deboli”, che non affrontano più di un libro l’anno) si sta progressivamente riducendo, in Italia e non solo. E che la metodologia di lettura si va trasformando in modo rapido, con l’avvento dei nuovi mezzi di comunicazione e di diversi supporti editoriali. Alla lettura profonda si è sostituita quella superficiale e veloce, basata su una ricerca ipertestuale di informazioni specifiche e dettagliate: notizie, riferimenti bibliografici, riassunti, mini-recensioni… I contenuti non vengono approfonditi o ampliati, ma scremati nella loro essenzialità, con un processo che in inglese viene chiamato skimming, e che secondo i più recenti studi neurologici pare produca una reale perdita di funzioni cerebrali. La lettura intesa come passione o godimento interiore, di cui parlava Proust nel 1905, non viene quasi più praticata, nemmeno per ciò che riguarda la narrativa (tanto meno quindi per la saggistica o la poesia), sostituita sempre più spesso da altre forme di intrattenimento visivo, o ibridata nei social con l’intervento scritto istantaneo, di risposta immediata al messaggio testuale recepito.

Paolo Giovannetti, che si occupa in particolare di transmedialità dell’esperienza sia narrativa sia poetica, indaga quale sia il rapporto tra comunicazione scritta e visiva. Il testo narrativo racconta qualcosa che si anima sotto i nostri occhi, attivando emozioni, producendo immagini, comunicando anche i pensieri e il mondo interiore dei personaggi narrati, che il lettore fa suoi, diventando di fatto co-autore: “il lettore vive un’esperienza emozionalmente intensa, cioè ‘immersiva’, separata dalla propria vita”. Roland Barthes sottolineava proprio questo ruolo attivo di chi legge: “Per restituire alla scrittura il suo avvenire, bisogna rovesciarne il mito: prezzo della nascita del lettore non può essere che la morte dell’Autore”.

Così, il romanzo modernista che sopprime la figura del narratore, diventando impersonale (Joyce, Kafka, Woolf, Faulkner…) e mettendo in primo piano la coscienza autonoma dei personaggi (soprattutto attraverso i monologhi interiori) si apparenta al linguaggio cinematografico, in grado di manipolare la realtà con un uso sapiente del montaggio che enfatizza i vuoti, l’ellissi, il sovrapporsi di scene e azioni. Nella narrativa moderna come nel cinema e nei videogiochi, l’utente-lettore-spettatore coopera alla costruzione della storia, addirittura la ri-costruisce, immergendosi nello svolgimento di una realtà fittizia, accedendo a un mondo altro, in cui si confonde “perdendo almeno in parte coscienza della propria vita”. La voce-guida dell’autore non appare più come necessaria, e il fruitore del messaggio integra la sua esperienza nella finzione cui partecipa, collaborandovi cognitivamente.

Chi è, in questa prospettiva, il lettore per Giovannetti, e quale funzione assolve nel suo approcciarsi a un testo? In primo luogo, bisogna rilevare l’assoluta necessità dell’attività di lettura, senza di cui anche l’opera più straordinaria finisce per non esistere. Secondariamente, è essenziale distinguere tra lettore reale, in carne e ossa, e lettore virtuale, teorico o “implicito”, “postulato dal testo in quanto garanzia del suo adeguato funzionamento”. Il primo può essere quantificato e studiato con dati empirici (ricerche di mercato, storiche, bibliografiche). Il secondo agisce in maniera meno decifrabile, ma indispensabile alla resa dello scritto letterario, proprio con l’adesione o mancata adesione ad esso. Un romanzo o una poesia producono in chi legge qualcosa che li eccede, conseguenze non sempre previste o volute da chi li ha scritti. “Il testo non esiste senza il lettore; ma, più profondamente, il testo prende la sua vera forma se il lettore ‘mette’ nel testo qualcosa che il testo non possiede, non manifesta in maniera esplicita o si limita ad accennare in maniera sommaria”.

A proposito della produzione poetica, Giovannetti scrive che esistono fondamentali differenze tra la sua ricezione e quella della narrativa: il ritmo e la sonorità dei versi la inseriscono in una dimensione di lettura prevalentemente orale, in cui la decifrazione del senso è secondaria rispetto alla fruizione eufonica. Inoltre, la sua natura lirica tende a esprimere emozioni soggettive e private, che producono nel lettore/ascoltatore echi complessi e sfuggenti, cali e picchi di attenzione, intermittenze e distrazioni, richiedendogli specifiche competenze interpretative e una costante rielaborazione personale.

In conclusione, la pratica della lettura si dirige verso approdi poco prevedibili, che possono annunciarne il tramonto definitivo o una improvvisa rinascita, con requisiti totalmente diversi da quelli tradizionali: in un’interazione fluida e corale con il mondo creativo della Rete, attraverso differenti supporti materiali e una transmedialità che potrebbe portare sia a una dipendenza superficiale, sia a un rivitalizzante arricchimento.

 

© Riproduzione riservata      https://www.sololibri.net/Lettore/Giovannetti.html        4 settembre 2019