THOMAS HARDY, L’OROLOGIO DEGLI ANNI – ELLIOT, ROMA  2022

Con traduzione, prefazione e note di Edoardo Zuccato, la casa editrice Elliot pubblica una scelta di poesie scritte da Thomas Hardy tra il 1857 e il 1928. Il titolo dell’antologia, L’orologio degli anni, è tratto dalla composizione omonima, in cui uno Spirito offre a un vedovo la possibilità di rivedere la moglie defunta nell’età da lui scelta. Ma il desiderio espresso dall’uomo non viene esaudito, e il fantasma evocato regredisce dalla maturità fino all’infanzia e al dissolvimento nel nulla.

Si tratta di un testo esemplare dello stile e delle tematiche privilegiate dall’autore inglese (1840-1828), che anche nei famosissimi romanzi (Via dalla pazza folla, Tess dei d’Uberville, Jude l’oscuro) prediligeva la narrazione di episodi minuti e frammentati, le immagini rapide e poco convenzionali, le descrizioni di interni ed esterni inospitali e quasi minacciosi. La relazione tra passato e presente, ugualmente insoddisfacenti se non addirittura tormentati, anima ossessivamente la maggior parte delle poesie, in cui la consapevolezza dell’irrecuperabilità del tempo trascorso, avvertita nella sua feroce ingiustizia, rende impossibile vivere con serenità un presente mutilato delle sue radici. Ogni perdita è irreparabile, e la memoria non riesce ad addolcire o salvare il ricordo, se non falsandolo per renderlo ancora più amaro e affollato di rimorsi.

L’approfondita introduzione di Zuccato insiste molto sull’importanza che gli avvenimenti biografici del poeta hanno avuto sulla sua produzione letteraria: la nascita clandestina, l’infanzia trascorsa in una famiglia modesta e priva di cultura, gli studi interrotti, i due matrimoni entrambi travagliati per ragioni diverse. Il senso di estraneità vissuto sia nella provincia originaria sia in una Londra avviata a una celere trasformazione industriale e cosmopolita, lo aveva reso aspramente critico nei riguardi della società, spietata nelle sue dinamiche di oppressione delle classi e degli individui più deboli e sfortunati.

In questa raccolta sono ricorrenti le rappresentazioni di funerali, tombe, spettri e reincarnazioni, e contesti in cui i protagonisti vengono ingannati, illusi, abbandonati o traditi nel loro fiducioso relazionarsi al prossimo e alle vicende della vita. Anche il rapporto con il destino individuale e storico è infatti problematico, poiché Hardy (agnostico, fatalista, darwinista), riteneva la realtà mossa da forze cieche e feroci, insensibili alle sofferenze di un’umanità innocente e incapace di difendersi.

L’ingenua freschezza di queste poesie esercita anche oggi sul pubblico un fascino discreto, per l’attenzione sensibile agli eventi minimi di vissuto quotidiano, nel reiterarsi di pochi e fondamentali contenuti. La natura (Guardando fuori all’alba stagno, / campo, gregge, albero solitario, / sembra mi fissino tutti / come bimbi in castigo in classe, muti”), caratteri umani particolari (“Le lasciavamo fare come voleva, / Judy era pazza, lo si sapeva), gli oggetti (“Scricchiola, legnetto, scricchiola, / se ti tocco con i gomiti o le ginocchia, / è il tuo modo di parlare / di quella che a me ti donò”), il tempo trascorso (“Noi due, io e il Passato, governavamo la casa, / io e il Passato; aleggiava su ogni cosa da fare / senza mai lasciarmi solo”), l’amore per la prima e la seconda moglie (“La baciai col pensiero andando / via nel chiarore del mattino: / sul vetro del suo ritratto la baciai: / lei non lo seppe mai”): e poi la crudeltà della guerra, le vessazioni economiche, il dolore della morte, la imperturbabile vastità del cosmo. Secondo Edoardo Zuccato, “Comico e tragico, elegia e satira, lirica e canzone, riflessione filosofica e ricordo si alternano senza un ordito definito, come avviene nella vita”.

La chiarezza del dettato, lodata anche da Ezra Pound, la musicalità ottenuta con un sapiente impiego delle rime, l’utilizzo teatrale di dialoghi e monologhi, hanno reso l’opera poetica di Thomas Hardy facilmente memorizzabile, e proponibile anche didatticamente: citata in eventi pubblici e nei media, è riprodotta in numerose antologie scolastiche. Formalmente, i versi si affidano a una metrica tradizionale, con grande varietà di forme strofiche, seguendo ritmi echeggianti la musica popolare e utilizzando frequenti dialettismi e arcaismi, volti a rendere i testi facilmente accessibili ai lettori coevi, sebbene letti con una certa condiscendenza dalla critica accademica. Ma la presente antologia rende giusto merito a un grande narratore che ha voluto e saputo misurarsi con la voce intima ed essenziale della poesia.

© Riproduzione riservata               «L’Indice dei Libri del Mese» n. 6, giugno 2022