RAFFAELE LA CAPRIA, INTRODUZIONE A ME STESSO – ELLIOT, ROMA 2014

Raffaele La Capria (Napoli 1922-Roma 2022) in settant’anni e più di attività letteraria, oltre a decine di romanzi, racconti, raccolte di articoli e recensioni, diari e interviste, si è spesso ritratto in brevi memorial e autobiografie, sempre all’insegna dell’ironia  e della leggerezza, senza rimpianti, paternalismi, intenti didascalici. Questo libriccino pubblicato nel 2014, sono raccolti quattro brevi interventi introdotti da un’affettuosa prefazione di Raffaele Manica, il quale parla, a proposito di questi capitoletti, di “auto-maieutica” di uno scrittore che “da alcuni decenni… è diventato esploratore delle proprie intenzioni”. Che sono soprattutto intenzioni riguardanti il processo dello scrivere, il prima-durante-dopo dell’attività produttiva. A partire quindi, dall’elaborazione di un punto di vista sulle cose del mondo, non tanto nella sua realtà effettiva, quanto nella consapevolezza che ne abbiamo come protagonisti o semplici comparse. Uno sguardo attento e perplesso, come quello che da giovane rivolgeva non solo allo splendido ambiente naturale in cui era nato e cresciuto, ma anche alla borghesia partenopea “digerente” (più che dirigente), futile e incapace di progettare e riprogettarsi, nella cui affettuosa e talvolta soffocante cornice era stato allevato. Alla decisione presa in gioventù di diventare scrittore, privilegiando – rispetto al racconto autobiografico- la via impersonale e polifonica, convinto che “il contesto era più importante dell’assolo”, seguì la consapevolezza dello stile letterario cui rimanere fedele per tutta la vita. Chiarezza e semplicità, addirittura trasparenza di scrittura, che non facesse pesare sul lettore la fatica della composizione, ma mantenesse una sua naturalezza luminosa, pur consapevole della rivoluzione formale della narrativa novecentesca, ben assimilata nel capolavoro del 1962, “Ferito a morte”. Inevitabile a questo punto l’accenno ai due topoi della scrittura lacapriana: la difesa del “senso comune” contro l’arroganza ideologica, la mistificazione intellettuale e “il dilagare delle astrazioni”, e l’invito a saper godere di ogni “bella giornata” che ci riserva il destino, l’attesa e la speranza della felicità con cui dovremmo svegliarci ogni mattina, “lo stupore in cui è la vera conoscenza, la meraviglia di stare al mondo, il senso del divino che questa meraviglia ci comunica”.

© Riproduzione riservata    4 luglio 2022     SoloLibri.net › Introduzione-a-me-stesso-La-Capria