SOMERSET MAUGHAM, PIOGGIA – ADELPHI, MILANO 2012

Da anni Adelphi sta ripubblicando i romanzi e i racconti di William Somerset Maugham (1874-1965), controverso autore britannico che nella prima metà del ’900 conobbe un enorme successo internazionale e vivaci polemiche, sia per la brillantezza della scrittura, sia per la sua attività di spionaggio al soldo dei servizi segreti inglesi, sia per la sua burrascosa vita privata.

Il libriccino azzurro della “Piccola Biblioteca” comprende due racconti, Pioggia e Il reprobo, entrambi ambientati nelle isole dell’Oceano Pacifico, dove Maugham viaggiò e soggiornò a lungo tra il 1916 e il 1930, diventando il cronista per antonomasia dell’ultimo periodo del colonialismo inglese. Accomunati non solo dallo sfondo naturale (ritratto negli affascinanti paesaggi marini, nella vegetazione lussureggiante e nei turbinosi mutamente climatici), ma soprattutto dal sarcasmo con cui vengono tratteggiati i personaggi principali nella loro ansia puritana di redenzione, pedine dell’eterno conflitto tra il bene e il male.

Ecco due esempi di descrizione paesaggistica ricavati dalle novelle: “Non era la pioggerella inglese, che cade gentilmente sulla terra; era una pioggia spietata, in qualche modo terribile; ci sentivi la malignità delle forze primordiali della natura. Non cadeva, fluiva. Era un diluvio celeste, e batteva sul tetto di lamiera con un’insistenza esasperante. Sembrava animata da un’intima rabbia”, “Il mare era un olio, e il sole tramontò fulgido. Tramontò dietro un’isola e per qualche minuto la mutò in una mistica città celeste… Calò la notte e subito il cielo fu pieno di stelle”.

Il reprobo del secondo racconto è un giovanotto inglese alcolizzato e violento, Ginger Ted, che vive di traffici strani nell’isola di Baru, accoppiandosi con giovani indigene e facendo a pugni con chiunque gli capiti a tiro. Il missionario-medico del luogo, Mr. Jones, insieme a sua sorella Martha (una pia quarantenne ossuta e severa) si propongono di recuperare il malvagio alla vita civile della comunità, e sarà proprio la donna a riuscire non solo a redimerlo, ma a farne un proselito cristiano altruista e astemio, convincendolo addirittura alle nozze, dopo aver trascorso casualmente una notte con lui, senza patire alcun oltraggio, e averne intuito l’insospettata sensibilità.

Pioggia, racconto giustamente celebre anche per tre trasposizioni cinematografiche (del 1928, del 1932 e del 1953 con Gloria Swanson, Joan Crawford e Rita Hayworth) è più drammaticamente teso dal punto di vista etico. Ancora in primo piano è un missionario-medico, Mr. Davidson, alto e magro, taciturno e cupo, con “occhi grandi e tragici”, segnato da “un senso come di fuoco represso, che sconcertava ed era vagamente inquietante”. Costretto da un’epidemia di morbillo a riparare con la moglie in una squallida casa privata insieme ad altri viaggiatori, sbarcati con loro dalla stessa nave, deve condividere la quarantena di due settimane con Miss Thompson, una ventisettenne rotondetta, querula e ordinaria, presto rivelatasi come una prostituta in fuga dal proprio passato. L’ossessione della conversione evangelica si impossessa del protagonista, formalmente integerrimo, intimamente perturbato. Spinto dall’ansia di salvare le anime, nel suo ruolo di religioso si era votato con la moglie a instillare negli indigeni il senso del peccato, a loro del tutto ignoto, proibendo qualsiasi promiscuità sessuale, danze e atteggiamenti illeciti, credenze idolatre, e obbligandoli a coprire le loro nudità: “Li salveremo loro malgrado”, ripeteva, esercitando il proprio potere censorio attraverso un sistema di multe. Tanta rigorosa e austera moralità del reverendo finisce per trasformarsi in una crudele persecuzione nei riguardi della coinquilina reietta, obbligata a chiudersi nella sua stanza senza alcun rapporto con l’esterno, a umiliarsi in riti e preghiere che si protraggono giorno e notte, e infine a lasciare l’isola su ordine del governatore per tornare a San Francisco, dove l’attende una condanna a tre anni di carcere. La notte prima del suo imbarco, tuttavia, accade tra la peccatrice e il suo implacabile giudice qualcosa di imprevisto e sconvolgente, per cui la condanna impietosa del pastore, ormai sicuro del trionfo divino sul male, ha un esito beffardamente tragico.

© Riproduzione riservata                   «Gli Stati Generali», 19 luglio 2021