JEAN PAULHAN, LENTI PROGRESSI IN AMORE – IL MELANGOLO, GENOVA 1992

Jean Paulhan (1884-1968), fondatore e firma prestigiosa delle più importanti riviste letterarie francesi dal 1925 al dopoguerra, fu anche critico d’arte e narratore, interessato soprattutto alle sfumature psicologiche e subconsce del linguaggio. Amico fraterno di Ungaretti, Paulhan ebbe una vita avventurosa, fu cercatore d’oro in Madagascar e partecipò alla Resistenza.

Lenti progressi in amore, scritto nel 1916 ma pubblicato integralmente per la prima volta solo nel 1966, e tradotto in Italia nel 1992, resta la sua opera più nota. Si tratta di un breve romanzo-saggio in cui si alternano ricordi, riflessioni, descrizioni di ambienti, personaggi e stati d’animo. Ambientato durante la I guerra mondiale, il suo protagonista principale è un giovane militare, alter ego dell’autore, che sta trascorrendo alcune settimane di riposo in un vecchio mulino della Borgogna, ospite di una famiglia contadina. Per riprendersi dalle fatiche dei combattimenti e delle marce, Jacques si culla in una pigra oziosità, cercando di svelare a se stesso la reale disposizione che prova nei riguardi del mondo circostante, e in specie dell’universo femminile, verso cui nutre sentimenti contrastanti di attrazione, fascino e timore.

Una lenta educazione affettiva e sessuale, lo porterà dall’esame severo della propria indole a una più benevola indulgenza verso i suoi impulsi e verso la fragilità della natura altrui. “È strano come il desiderio di una donna non sia per me proporzionale a quanto mi piace, al contrario, devo poterla disprezzare un po’. Si dice pure sia compito dell’uomo, ad ogni istante, lottare contro gli istinti che sorgono in lui, come nelle bestie feroci. Io però mi imbatto raramente in istinti simili, e la morale conforme, per quanto comune sia, non è affatto per me. Sarebbe piuttosto l’opposto”. Rievocando le sue esperienze amorose, confessa di averle vissute o con troppa precipitazione, o con esasperante metodicità, ricavandone sempre sentimenti di insoddisfazione, di vergogna o di noia.
La stanza polverosa che occupa nel mulino è posta in cima a una scricchiolante scala di legno, e gli permette di osservare dall’alto la vita gravosa di chi lavora nei campi, spiando le donne anche negli atteggiamenti più umilianti.

Jeanne, la maggiore delle figlie dei padroni di casa, una ragazzona bionda dai seni prominenti, spesso discinta più per sciatteria che per malizia, lo illude tentatrice lasciandosi avvicinare e abbracciare, per poi rifuggire, scontrosa o indifferente, da ulteriori approcci. Anche la madre della giovane sembra rivolgere un’attenzione particolare al bel soldatino, offrendosi di rassettargli la stanza nottetempo: ma lui, ingenuo, tarda a comprendere, e non ne approfitta. Poi c’è la sorellina Marie-Louise, precoce non solo nei pensieri. E Juliette, una timida sarta impaurita dall’ipotesi di concedere le sue grazie poco graziose: con lei il corteggiamento, delicato e pudico, si protrae più a lungo, ma induce Jacques a desistere per un eccesso di tenerezza. Il ragazzo manifesta una sua convinzione riguardo alle relazioni tra uomo e donna: “Non esiste un avvenimento più serio di un’avventura amorosa… Si rischiano un mucchio di cose, in primo luogo il concetto che si ha di se stessi”. Forse proprio per imparare a conoscersi più a fondo, e non solo per libidine, si lascia trascinare in un rapporto di sfrenata sensualità dalla bella e sregolata Simone, conosciuta in treno dopo una notte trascorsa a bere con dei commilitoni.

Quasi orgoglioso di aver scoperto un aspetto del suo carattere prima censurato, ammette: “Che fare nella vita di un difetto? Bisogna attendere che diventi una qualità. Con pazienza, se possibile”. Lenti progressi in amore, dunque, come recita il titolo del breve romanzo di Jean Paulhan, scritto in una prosa modernissima, espressa in ritratti calzanti e puntuali di cose e persone, contenuta in frasi brevi e dialoghi rapidi.

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https://www.sololibri.net/Lenti-progressi-in-amore-Paulhan.html          17 ottobre 2019