REMO RAPINO, SULLE SIGNIFICANZE DELLE PERIFERIE – BORDEAUX, ROMA 2020

Remo Rapino (1951), vincitore dell’ultimo Premio Campiello con Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio, in un breve pamphlet recentemente pubblicato da Bordeaux, Sulle significanze delle periferie, recupera il protagonista del suo romanzo per offrire ai lettori una stimolante riflessione sull’importanza della letteratura e del linguaggio come pratica di intervento sociale.

Nel romanzo di Rapino, Liborio Bonfiglio esprime la lotta per la sopravvivenza combattuta da un emarginato, che per tutta la sua “svalvolata” esistenza paga, tra lutti familiari, carcere, manicomio, la condanna alla marginalità e all’ininfluenza in un contesto culturale discriminante. Liborio assume su di sé il ruolo di figura simbolica dei senza storia, “barboni, contestatori, vagabondi, menti incomprese… idioti esemplari…filosofi del quotidiano”: a questi personaggi Remo Rapino demanda l’unica possibilità di ribellione “a un mondo soffocato sempre più dal crisma della normalità”, resistendo ai processi livellanti di assimilazione culturale.

I rifiutati, gli esclusi indicano “nicchie di salvezza, atti di libertà” che trovano il loro regno nella periferia, nella strada, nella piazza. Chi abita la piazza? “Vagabondi, prostitute, ladri, quanti vivono di espedienti, abitatori di margini al contempo fisici, sociali e mentali, non inquadrabili in alcuna classe…Figure che, se ben fotografate, danno alla letteratura la capacità di affrescare un’immagine complessa e stratificata del Paese reale”.

In che modo comunica il suo rifiuto Liborio, e con lui tutti “gli ultimi” nella scala sociale? Attraverso un linguaggio spontaneo (gergale, meticciato, sdrucito, stralunato, deformante), che lo scrittore utilizza osservando di sguincio nelle crepe di una realtà rimossa, imbavagliata, e documentandolo sulla pagina.  Ecco che allora “la parola letteraria – …che non assolve mai, e solo, la funzione di un meccanico rispecchiamento della realtà – …può porsi come strumento di conoscenza e di trasformazione del mondo”. Con la volontà di recuperare i valori di fratellanza, solidarietà, accettazione dell’altro, contestando il mito imperante del successo, del narcisismo, dell’obbedienza servile. Gli eroi letterari indicati da Rapino sono dunque i non allineati, gli idioti inutilizzabili: il Principe Myškin di Dostoevskij, Don Chisciotte, Bouvard e Pecuchet, Mattio Lovat di Sebastiano Vassalli, Lennie Small di Uomini e topi, Frank Drummer di Edgar Lee Masters, Macario di Juan Rulfo, Gimpel l’idiota di Isaac I. Singer. Tutta una galleria di eroi bizzarri, sognatori, solitari, incompresi, voci sommesse di un’antologia dell’invisibile che, frantumando rigidi schemi mentali, instillano dubbi nelle nostre presunte verità e rassicuranti certezze.

Questo testo di Remo Rapino deriva dalla registrazione di una lezione tenuta lo scorso ottobre per il #RIF Museo delle Periferie, progetto di Roma Capitale inteso ad approfondire la conoscenza delle metropoli del terzo millennio, contribuendo a realizzare, tramite pratiche artistiche e relazionali, una città più equa, partecipata, inclusiva.

© Riproduzione riservata            8 gennaio 2021

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