EUGENIA RICO, STORIA DEL SILENZIO – ELLIOT, ROMA 2020 (ebook)

Eugenia Rico, nata a Oviedo nel 1972, vive oggi a Venezia col marito e la figlia. Definita da Luis Sepúlveda una delle voci più originali della narrativa spagnola, ha ricevuto numerosi riconoscimenti
internazionali e la sua opera è stata tradotta in molte lingue. In Italia i suoi romanzi, pubblicati da Elliot, narrano soprattutto di relazioni familiari e sentimentali tormentate, con un’attenzione particolare anche all’ambientazione sociale e storica.

In questa Storia del silenzio, finora uscito solo in formato digitale, Eugenia Rico si confronta con il doloroso incubo che stiamo vivendo in tutto il mondo, assediati dal virus del Covid. Incubo che, per la città in cui l’autrice abita attualmente, Venezia, è iniziato il 23 febbraio manifestandosi in una San Marco dapprima festosa e affollata, poi improvvisamente ammutolita: “Di colpo la piazza si è fermata, la folla in silenzio ha cominciato a guardare i cellulari, come la scena di un film in cui tutti eravamo comparse: il Carnevale di Venezia è stato cancellato, che è un po’ come chiudere la vita”.

Da quella data Eugenia Rico registra quotidianamente, scandendo l’implacabile e lento trascorrere di giornate tutte uguali, il diario malinconico della quarantena, nel suo imporsi a macchia d’olio dalla Cina all’Italia del Nord, alla Spagna e a tutta l’Europa, e infine a livello planetario. Uno scenario di guerra, con isolamento e coprifuoco, maschere protettive e tende ospedaliere, terrore e povertà, allarmismi e sfide provocatorie. La paura ha immobilizzato tutti, pietrificato i rapporti sociali, alzato muri di diffidenza e litigiosità: “Prima hanno chiuso le scuole, poi hanno chiuso i negozi, i bar aprivano fino alle sei di pomeriggio, i bar non aprivano, fino a quando è stato chiuso tutto. E anche noi ci siamo chiusi. La società si è trasformata in una rete sociale”. E, in questo scenario di silenzio e solitudine coatta, “Sappiamo come siamo entrati, non sappiamo quando usciremo né come”. Certo diversi, come è successo all’umanità dopo ogni cataclisma, ogni evento bellico, ogni epidemia. Migliori o peggiori, è comunque da vedersi. Senz’altro il Coronavirus ha minato dalle fondamenta i rapporti di convivenza, la fiducia negli altri, l’economia e la salute mentale, oltre ad aver ucciso persone e seminato dolore e spavento.

Le considerazioni dell’autrice sono quelle che leggiamo da mesi sui giornali, che ascoltiamo alla radio e alla televisione, che ci scambiamo in famiglia, tra amici o sui social. Diciamo e pensiamo tutti le stesse cose: anche l’originalità, la fantasia, l’ironia hanno ceduto il passo alla stanchezza, al pessimismo, all’intolleranza, ai pregiudizi.

Venezia resiste, è quasi più felice, senza turisti e trolley cigolanti: l’acqua dei canali è cristallina e si vedono saltare i pesci, nuotare anatre e cigni, i pochi residenti fissi sono diventati più amabili e solidali tra di loro… Fino a quando, però? Cosa succederà se alberghi, ristoranti, bar, le varie attività commerciali non riusciranno più a riaprire, dovranno licenziare il personale, dichiarare fallimento?

Eugenia Rico nella sua analisi alterna ottimismo e scoraggiamento, esaltazioni improvvise e prolungate depressioni, barcamenandosi nella quotidianità tra i propri impegni di moglie-madre-cittadina, e le proprie riflessioni di scrittrice intellettuale. Con l’ansia comune a tutti noi, di riprendere al più presto l’esistenza attiva del pre-virus, e la speranza in una rinascita personale e collettiva, conclude ogni pagina di diario sempre con le stesse parole: “Vi voglio bene”.

© Riproduzione riservata              26 maggio 2020

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