FRANCO RIVA, LA COLLANA SPEZZATA – CITTADELLA, ASSISI 2012

Franco Riva, docente di Etica Sociale e Filosofia del Dialogo all’Università Cattolica di Milano, attento indagatore del «pensiero dell’altro», dedica questo suo ultimo libro alla riflessione sui concetti interdipendenti di testimonianza e accoglienza, responsabilità e partecipazione, speranza e profezia: letti in un’ottica di rigorosa concentrazione sul significato etico e sociale dell’impegno comunitario e della solidarietà umana. «La disarticolazione o il frantumarsi impercettibile» di questi valori fondamentali comporta la dispersione e il fallimento di qualsiasi progettualità costruttiva, «proprio come una collana di perle che diventa irriconoscibile, e che spesso non è nemmeno riparabile, quando il filo o il fermaglio si rompe…  e i suoi grani, impazziti, saltellano a terra ciascuno per conto suo…».

Come ricomporre, quindi, la collana spezzata, riannodando quanti fili, recuperando quali perle trascurate, non riconosciute? Con la rimeditazione dei testi fondamentali del pensiero spirituale novecentesco, dall’esistenzialismo cristiano di Marcel e Mounier, attraverso Rosenzweig e Jonas, fino ai più amati e citati Ricoeur e Lévinas, Franco Riva esplora inizialmente il concetto di testimonianza come «forma di conoscenza… che riapre uno spazio inedito per la verità dove avanza, deciso, il rapporto con gli altri». Testimoniare significa quindi «uscire dall’angolo… immergersi nel quotidiano…», ma soprattutto «rapportarsi con la verità»: «La testimonianza interrompe la fedeltà a se stessi e inaugura una responsabilità per la verità e per gli altri», «come avviene nei racconti biblici di vocazione… testimoniare non significa dire ‘io’, bensì ‘Eccomi!’». Essere testimoni vuol dire perciò non pretendere da se stessi un’improbabile purezza e intangibile trasparenza, ma farsi responsabili per la verità, per l’altro, e per il bene universale che ci è comune. Quindi, in prima istanza, accogliere, ospitare, essere-verso. Accoglienza e ospitalità intese come «rivoluzione permanente… un trascendere rispetto a sé e alla propria falsa centratura: … l’abitare dell’uomo non è dunque un rinchiudersi, un recintare luoghi, un prendere possesso, un estromettere … invece un’apertura inevitabile, essenziale, positiva al rischio dell’incontro con l’altro».

Ecco allora che testimoniare significa anche partecipare e farsi responsabili, porre il problema di cosa sia, oggi, nelle nostre società e nelle nostre città, la democrazia: non solo efficientismo e decisionismo nelle mani di pochi, esperti o tecnici che siano. Ma coinvolgimento, interesse, solidarietà aperta a un futuro di speranza: una speranza coniugata al plurale, che riguarda un “noi”, l’edificazione di una città degli uomini «diversa, meno violenta e meno diseguale, meno indifferente e meno difficile». Con questo richiamo generosamente utopistico, di impegno prometeico a una nuova organizzazione della convivenza, e a più coraggiosi e innovatori disegni urbanistici, si chiudono le pagine di Franco Riva, che invitano a superare le logiche privatistiche e a scardinare gli egoismi individuali, nella responsabilità profetica e testimoniale per il bene di tutti. Recuperando i grani dispersi della collana, rinsaldandoli insieme con un filo tenace, e duraturo.

 

«Conquiste del lavoro» n.149/150 , 23 giugno 2012