ERMES RONCHI, IL CANTO DEL PANE – SAN PAOLO EDIZIONI – MILANO 2010

Otto brevi capitoli che Padre Ermes Ronchi dedica al Padre Nostro: la più antica delle preghiere cristiane, tramandata da Matteo e Luca; certo la più conosciuta e recitata, la più amata, celebrata e cantata nelle assemblee liturgiche, o nell’intimità dei cuori credenti. “Una preghiera espropriata, in cui mai si dice -io-, mai -mio-. Ma attraverso la quale impariamo a pronunciare il -tu-, e i l-noi-, il -nostro-“. Una preghiera di relazione, che apre all’altro. E questo libro scandisce con meditazioni profonde, innamorate della Parola, e con nuove preghiere, con personali e struggenti componimenti poetici, ogni singola frase del Padre Nostro: dall’incipit, che tanto insiste sulla paternità amorevole e protettiva di Dio, alla supplica finale di liberare l’umanità dal male, con una poderosa riflessione sulla tentazione. Le esortazioni all’abbandono fiducioso nelle mani della divinità sono continue, con puntuali rimandi al Vecchio e Nuovo Testamento, ai Padri della Chiesa, ma anche alla cultura contemporanea: “Affidarsi, perché il vero centro dell’uomo non è l’io, ma il tu divino: un amore mite, umile e tenacissimo… Dio è il maestro del desiderio… Quando sentiremo Dio come spinta assolutamente necessaria per la crescita della nostra natura umana, allora crederemo veramente, e non avremo più paura, e la sua volontà sarà desiderio”. Il pane, quindi, cui è dedicato il libro di Padre Ronchi, non è solo quello di cui ci nutriamo materialmente: “L’uomo non vive di cose, anzi ne muore…  Dio è il nostro affamatore, che impedisce all’uomo di rimpicciolire nella misura delle sue piccole cose, Dio è il nostro affamatore che placa la fame e la suscita ancora, che accende la vera fame”. Un piccolo volume prezioso, abissalmente lontano dall’esegesi critica e filologica del Padre Nostro di Marc Philonenko, o di altri dottissimi studi sull’argomento, ma ispirato da una grazia particolare: chissà, forse, dalla Grazia.

IBS, 19 novembre 2010