JEAN BAUDRILLARD, IL COMPLOTTO DELL’ARTE – SE, MILANO 2012

Raccolta di saggi che Jean Baudrillard scrisse negli anni ’90, Il complotto dell’arte ha catalizzato per più di un decennio l’interesse polemico e roventi discussioni tra critici, artisti e appassionati d’arte per il tono irrisorio e requisitorio con cui il sociologo francese metteva alla berlina la produzione pittorica del ventesimo secolo. «Tutto il movimento della pittura ha rinunciato al futuro e si è volto al passato. Citazione, simulazione, riappropriazione…l’arte attuale si limita a riappropriarsi in modo più o meno ludico, o più o meno kitsch, di tutte le forme e le opere del passato, vicino o lontano, o addirittura già contemporaneo».

Gli strali feroci di Baudrillard sono rivolti non solo all’arte figurativa, ma anche al cinema: «un’orgia di mezzi e di sforzi impiegati a squalificare il film con un eccesso di virtuosismo, di effetti speciali, di cliché megalomani…Più ci si avvicina alla definizione assoluta, alla perfezione realistica dell’immagine, più si perde la forza di illusione» Ecco la grande assente dal panorama artistico contemporaneo: l’illusione, e con essa l’incanto, l’immaginazione, il desiderio, l’enigma. Ogni tipo di espressione artistica sembra tesa al “metalinguaggio della banalità”, a parlare e a straparlare di se stessa, snobbando il mondo e la realtà, svelando brutalmente ogni segreto, nell’idolatria dell’apparenza e dell’artificialità. «Oggi, tutte le cose vogliono manifestarsi. Gli oggetti tecnici, industriali, mediatici, gli artefatti di ogni specie vogliono significare, essere visti, essere letti, essere registrati, essere fotografati… Oggetti feticci, senza significato, senza valore, specchio del nostro radicale disincanto del mondo».

Baudrillard osserva che a partire da Duchamp, per arrivare a Warhol e a Koons ci siamo tutti (artisti, critici, pubblico) resi complici di questa derealizzazione dell’arte, diventata oggetto di consumo prestigioso, come qualsiasi altro affare commerciale: «Tutta la duplicità dell’arte contemporanea sta proprio in questo: rivendicare la nullità, l’insignificanza, il nonsenso, mirare alla nullità essendo già nulla. Mirare al nonsenso essendo già insignificante. Aspirare alla superficialità in termini superficiali». A questo punto, l’arte diventa inutile, riciclata, non smuove più niente, se non gli interessi del mercato, finendo per produrre gadget estetici funzionali solo al kitsch universale: e «non sarà stata che una parentesi, una sorta di lusso effimero della specie».

Questo pungente e provocatorio volume si conclude con due interviste all’autore e con un saggio di Sylvère Lotringer.

 

© Riproduzione riservata          www.sololibri.net/complotto-arte-Baudrillard.html      10 maggio 2016