FELICE CIMATTI, SGUARDI ANIMALI – MIMESIS, MILANO 2018

Felice Cimatti (Roma, 1959) si occupa di filosofia, psicanalisi, linguaggio, realtà e sovra-realtà, con un occhio attento anche al mondo non umano. Insegna all’Università della Calabria, e conduce su Rai Radio 3 la trasmissione Uomini e profeti.

In Sguardi animali indaga il concetto di animalità, partendo dal commento di vecchie fotografie in bianco e nero acquistate su bancarelle di robivecchi, in cui il non-umano si accompagna all’umano: personaggi anonimi di ogni età, sesso, condizione sociale posano distrattamente o narcisisticamente, insieme a gatti, cani, cavalli del tutto indifferenti all’obiettivo che li immortala. Oltre alle numerose immagini di sconosciuti, nel libro edito da Mimesis sono presenti scatti di volti famosi, da Mastroianni a Hemingway, quadri celebri, paesaggi e nature morte, collegati tra loro dalla presenza di dettagli estranianti e inattesi, che hanno la funzione di turbare chi guarda, proponendo qualcosa di inafferrabile, di non facilmente razionalizzabile. Questo particolare inquietante è appunto l’animalità dell’oggetto rappresentato, corpo vivo, edificio, albero, ombra che “spezza la composizione e il progetto iniziale” di chi ha scattato la fotografia, lasciando apparire “il mostro”, che nella sua etimologia latina indica il prodigio, l’eccezionalità. Il movimento è bloccato: sul sorriso di una ragazza, su un cagnolino immobile, su una mano o una gamba sbucanti dal margine, su un movimento impedito.

“La fotografia è un luogo esemplare dell’animalità, come apparizione improvvisa e spesso anche sgradita di quell’elemento vitale, animale appunto, del mondo che nessun preesistente quadro concettuale riesce a contenere. Perché l’animalità disturba, proprio come la vita disturba, perché è novità e sorpresa”.

Per animali di solito intendiamo quelli domestici, e addomesticati, quasi umanizzati, a cui attribuiamo dei diritti e concediamo la nostra attenzione morale. Ma gli animali “altri” (una talpa, una zanzara, un ragno, un’ameba, un microbo) li sentiamo allo stesso modo portatori di desideri e intenzioni, e quindi di prerogative di difesa legale, o invece l’idea di animale rimane in qualche modo allegorica, non incarnata, solo pensata? “Un animale è sempre un discorso sull’animale, sia scientifico che mitico, realistico o fantastico, effettivo o immaginario”.

Per Cimatti, l’animale è un ente linguistico, è “vita catturata dal linguaggio”. Allora, l’animalità riguarda i non-umani e gli umani, soggetti e oggetti, attivi e passivi, tutti i corpi materiali che “possono fare qualcosa nel mondo”. Anche un sasso è un corpo, agli occhi di un gatto: “Vedere il mondo dal punto di vista dei corpi, non da quello del soggetto, dell’homo loquax, questa è l’animalità… Si tratta di permettere all’animalità di apparire… semplicemente di apparire”, senza essere categorizzata. L’animalità esprime una lacerazione che rende visibile il mondo, in cui il soggetto diventa oggetto senza cessare di essere soggetto. Anche l’uomo pertanto diviene animale, è visto all’interno di un mondo di intensità pure, aldilà di ogni significato, e “al di qua della distinzione tra conscio e inconscio, fra razionale e irrazionale, fra parola e silenzio… L’animalità non vuole né pensa nulla, non desidera né rimpiange nulla, non manca di nulla”.

La riflessione teorica di Felice Cimatti si situa tra indagine psicanalitica e problematicità filosofica, ma nel commento delicato e sensibile alle immagini fotografiche sfiora l’impalpabile grazia della poesia.

 

© Riproduzione riservata        SoloLibri.net › Sguardi-animali-Cimatti    28 dicembre 2021