GIORDANO CRISCUOLO, UN FATTO STRANO – ERETICA, BUCCINO (SA) 2023

In una torrida e silenziosa giornata di un luglio “appiccicoso”, il ventisettenne Antonio Maria Volpe – un giovane come ce ne sono tanti, appassionato di musica, gran lavoratore, comunista -, pranza con i genitori alle ore 13,30, bevendo molto vino. Esce in cortile per cercare un po’ di fresco e alle 13,50 padre e madre lo trovano sdraiato sull’amaca, morto. Il medico condotto del paese, subito avvertito del decesso, non crede alla versione fornita dai genitori del ragazzo, ritenendo invece che la sua morte risalga a ben tre ore prima.

Questo la premessa di Un fatto strano, romanzo breve di Giordano Criscuolo, scrittore ed editore salernitano, alla sua settima prova narrativa. In seguito i personaggi in scena si moltiplicano, tutti presentati con nome cognome ruolo mansione: la nonna, quattro amici, la cassiera di un supermercato, una vicina di casa, un hacker anarchico, due carabinieri. E la vicenda si complica, tramutandosi da spiacevole e doloroso resoconto della morte precoce di un individuo giovane e sano, in un ingarbugliato e insospettabile caso di cronaca nera.

Con un tono ironicamente sornione, uno stile conciso e puntuale che può ricordare il Camilleri dei primi gialli di successo (ma senza l’eccedenza dei suoi dialettismi), l’autore analizza i fatti scandendoli nel loro precipitoso incalzarsi, e addirittura registrandoli nella successione di minuti e ore, sulla falsariga di un verbale di polizia. La parodia del giallo d’azione con contorni mafiosi diventa sarcasticamente surreale, nell’insensata ricostruzione degli avvenimenti.

Gli amici testimoniano di essersi intrattenuti al bar con Antonio dalle 11,15 alle 11,45 parlando di “stronzate”, la cassiera del supermercato racconta di averlo visto entrare in negozio alle 11,50, per uscirne subito dopo con aria malinconica e smarrita. Il rientro a casa del giovane, avvenuto precisamente alle 13,10, segnala un vuoto di 80 minuti su cui le indagini riescono a imbastire solo supposizioni. A questo punto entrano in gioco due misteriosi uomini in nero con occhiali scuri, una sorta di “Man in Black” strapaesani, che si introducono nella casa del morto, entrando di soppiatto nella sua stanza e rubando un diario. Alle 14,24 i due uomini in nero vengono ammazzati per strada da altri due uomini in t-shirt e calzoncini corti, che appropriatisi del diario, lo consegnano alle 14,40 al capo-cupola locale, il quale dopo averne ridicolizzato il contenuto, lo brucia.

Spetta al giovane e biondo hacker Francesco Barba Micillo, amico fraterno di Antonio, offrire la reale versione dello svolgersi degli accadimenti: “So tutto”, esordisce. Ed è un tutto, quello che narra, fatto di divagazioni, censure, turbamenti, tra i cui balbettamenti distorti si delinea una storia torbida di mafia, vendette di paese, scambi di persona, trasferimenti di denaro, omicidi reali e morti virtuali.

Francesco e Antonio a quindici anni avevano trascorso una vacanza in Puglia insieme ad altri amici, incontrando un gruppo di ragazze sarde con cui avevano stretto amicizia. Antonio si era innamorato di Caterina, figlia di un boss dell’isola, che dalla nave che la riportava a casa era stata gettata in mare da due sicari assoldati da un potente nemico del padre. Del delitto era stato accusato il fidanzatino Antonio, che in un susseguirsi di minacce e ricatti durati più di un decennio, avrebbe dovuto lui pure essere eliminato. Spetterà al lettore, senz’altro incuriosito dalla rocambolesca vicenda, scoprirne l’inaspettata e imprevedibile conclusione, con il sottinteso ammonimento etico.

Il romanzo di Giordano Criscuolo, in cui vero e falso si sovrappongono confondendosi e smentendosi vicendevolmente, si situa nella scia delle commedie del teatro greco e romano da Aristofane a Plauto e Terenzio, poi riprese da quello cinquecentesco di Machiavelli e Bibbiena, dalla commedia dell’arte seicentesca fino al settecento goldoniano, là dove improvvise agnizioni, rapimenti, sotterfugi, burle e menzogne sortiscono l’effetto di svelare la corruzione dei costumi, la violenza e i soprusi del potere, l’ingiustizia sociale. Così infatti il protagonista definisce la trama, nell’ epilogo conclusivo: “una farsa portata in scena da gente piccola e da altra gente un po’ più grossa. Quando il sipario cala, mentre seduti tra il pubblico sembra che qualcosa ci sfugga e vorremmo chiederne di più al vicino, la gente piccola rimane sul palco a pulire, quella più grossa va per locali a brindare. Quelli come noi sono piccoli pesci in un mare di squali e i piccoli pesci vengono sempre mangiati dagli squali e dai pescatori”.

Ma per sfuggire ai pescecani si può (si deve!), scombinare le carte, inventare stratagemmi, e soprattutto sbeffeggiare i colpevoli: “una risata vi seppellirà”, si diceva in tempi più coraggiosi dei nostri.

 

© Riproduzione riservata    SoloLibri.net    3 dicembre 2023