LE PIÙ BELLE POESIE DI GHIANNIS RITSOS – CROCETTI, MILANO 2024

A cura di Nicola Crocetti sono uscite, presso le edizioni omonime, Le più belle poesie di Ghiannis Ritsos. Ritsos (Monemvasìa 1909 – Atene 1990) ebbe una vita segnata da lutti, malattie e miseria, ma animata da un’incrollabile fede negli ideali marxisti e nelle virtù catartiche della poesia, centrata su temi quali la memoria, la bellezza della natura, l’importanza delle opere umane, la rivoluzione etica e sociale. Per aver partecipato alla lotta di resistenza contro i nazisti e poi alla guerra civile, subì le persecuzioni dei governi dittatoriali e reazionari succedutisi in Grecia tra il 1936 e il 1970, trascorrendo dieci anni in carcere, al confino o nei campi di prigionia delle isole-lager di Makrònissos, Ghiaros, Aghios-Efstratios, Ikarià, Leros.

Oltre alla pubblicazione di 150 raccolte di poesie (l’opera completa in 10 volumi è stata pubblicata tra il 1961 e il 1989), compose testi drammatici e romanzi, traducendo in greco molti poeti stranieri.

Il volume di cui ci occupiamo, accompagnato da una minuziosa introduzione biobibliografia curata da Crocetti (massimo ed entusiasta diffusore dell’opera di Ritsos, nel duplice ruolo di traduttore ed editore), consta di una cinquantina di liriche scelte tra le sue più note e meritatamente celebrate. A partire da Epitaffio, del 1936, compianto di una madre per il figlio ucciso dalla polizia durante uno sciopero, scritto in decapentasillabi rimati (“Chi è che me l’ha preso? Chi me lo può strappare? / Le labbra, gli occhi chiusi cominciano a sbiancare. // Datemi artigli e ali, aquile, ch’io li insegua, / quei cuori, e come mandorle li roda senza tregua”). Numerosi furono i testi sulla resistenza, che celebravano l’eroismo dei combattenti per la libertà: “Poi fecero ritorno feriti e congelati, / nascosero i fucili tra le rocce innevate, nelle cavità degli alberi, / nella paglia, fra il tetto e il soffitto, nel buio ripostiglio / che dà sul retro della notte con una piccola lucerna di pazienza” (1942).

Ritsos nutriva un’attenzione partecipe verso il mondo rurale, in cui era nato e cresciuto, per la natura e per il lavoro agricolo e artigianale, come dimostrano questi versi: “Dietro cose semplici mi nascondo, perché mi troviate; / se non mi trovate, troverete le cose, / toccherete ciò che ha toccato la mia mano, / s’incontreranno le impronte delle nostre mani” (Il senso della semplicità,1946); “Le galline piluccavano ancora per la strada. / La vecchia moglie del capitano sedeva sulla soglia / tenendo il nipotino sulle ginocchia aperte. / Un ragazzo trasportava un paniere” (Pomeridiano,1963).

Sono tuttavia presenti anche composizioni dedicate alle molte città visitate, tra cui Milano e Venezia, e altre destinate a figure femminili: per una giovane donna francese scrisse la raccolta Erotica, pubblicata nel 1981 in prima mondiale in Italia. Questa disposizione sentimentale, e il fascino attribuito alle presenze femminili, erano stati testimoniati da molta produzione precedente, come nel famoso poemetto di impianto simbolista Sonata al chiaro di luna del 1956, lungo monologo in cui una donna canta il suo dolore e il suo amore in toni elegiaci intensamente sensuali: “Lasciami venire con te. // Lo so che ormai si è fatto tardi. Lasciami, / poiché per tanti anni, giorni e notti / e meriggi purpurei, sono rimasta sola, / irriducibile, immacolata e sola”.

Sempre nella misura del monologo, il poeta aveva scritto numerosi poemetti dedicati a personaggi mitologici o della storia classica, assunti a prototipo dell’umanità sofferente: Orfeo, Oreste, Elena, Penelope, Ercole, narrando orgogliosamente episodi eroici del glorioso passato ellenico.

Nicola Crocetti, amico personale e grande estimatore di Ghiannis Ritsos, così conclude il proprio commento introduttivo: “La sua smisurata produzione, essenzialmente di natura lirica, è un’appassionata affermazione di speranza, un ardente atto di fede nel potere di riscatto e di immortalità della poesia”.

 

© Riproduzione riservata    SoloLibri.net                  14 maggio 2024