PAOLO RUMIZ, ANNIBALE – FELTRINELLI, MILANO 2013

Paolo Rumiz non è solo un ottimo giornalista, indagatore di luoghi e di storie, e di storie che si intrecciano a luoghi: ma è anche un bravo, intrigante scrittore, e un abilissimo affabulatore. Con queste qualità ha saputo comporre un affresco descrittivo sul condottiero cartaginese Annibale, sfruttando fonti classiche (Polibio in primis) e profonde conoscenze geografiche, mitologiche, sociologiche, animato da un’indomabile passione per la ricerca e la ricostruzione di avvenimenti e personaggi pubblici e privati. Così è riuscito a seguire tutto il tragitto che nel 218 a.C. Annibale percorse, con novantamila uomini, dodicimila cavalli e decine di elefanti, per arrivare in Italia. “Cerco di immaginare questa massa in movimento, il polverone che solleva, l’odore che lascia, il rumore che fa. I bagagli, le scarpe, i vestiti, il foraggio”. E noi lettori immaginiamo con l’autore, riflettendo sulle sue considerazioni, sui paralleli che suggerisce tra l’attualità e il passato remoto, reso infine più vicino e familiare. Nel maggio del 2007 Rumiz rimane folgorato da questo temerario e avventuroso progetto: cimentarsi con il mito di Annibale, ripercorrendo le stesse strade tortuose, attraverso montagne, corsi d’acqua e paludi; cercando di recuperare tracce ormai inesistenti, interrogando chiunque incontri (archeologi, contadini, osti, ricercatori dilettanti, professori universitari…). Parte quindi da Cartagena, in Spagna, munito di uno zaino e qualche mappa. Attraversa la Francia meridionale, varca le Alpi, visita i luoghi delle battaglie più cruente e vittoriose del generale cartaginese, scopre che in duemila anni città e fiumi si sono spostati o sono stati cancellati, che la carneficina di Canne forse non è stata combattuta a Canne, che Annibale non è stato solo storia, ma mito, leggenda, epos, meteora incendiaria polverizzata dal suo stesso odio contro il potere imperialista e corrotto di Roma. Ci coinvolge e appassiona, insegnandoci tante cose.

IBS, 7 settembre 2014