FABRIZIO BARCA, CAMBIARE ROTTA. Più giustizia sociale per il rilancio dell’Italia – LATERZA, BARI-ROMA 2019

L’editore Laterza ha messo a disposizione dei lettori, qualche mese fa, l’ebook a costo zero Cambiare rotta. Più giustizia sociale per il rilancio dell’Italia, che raccoglie la relazione introduttiva di Fabrizio Barca al Seminario “Tutta un’altra storia. Gli anni 20 del 2000”, insieme ad altri contributi. Il Seminario, organizzato dal Partito Democratico a Bologna nel novembre 2019, si poneva l’obiettivo di mettere a confronto analisi, esperienze e proposte delle Organizzazioni di Cittadinanza Attiva sui temi della giustizia socio-ambientale e dello sviluppo economico.

Cosa sono le Organizzazioni di Cittadinanza Attiva? Si tratta di aggregazioni di persone che compiono “azioni collettive volte a mettere in opera diritti, prendendosi cura di beni comuni o sostenendo soggetti in condizioni di debolezza attraverso l’esercizio di poteri e responsabilità nelle politiche pubbliche”, secondo la definizione di Giovanni Moro. Esse comprendono diverse associazioni (ActionAid, Caritas Italiana, Cittadinanzattiva, Dedalus Cooperativa Sociale, Fondazione Basso, Fondazione Comunità di Messina, Legambiente, Uisp…) e singoli ricercatori e intellettuali impegnati nel sociale.

Fabrizio Barca (Torino, 1954), statistico ed economista iscritto al Partito Democratico, docente universitario, ex-ministro nel governo Monti, coordina il Forum Disuguaglianze e Diversità (www.forumdisuguaglianzediversita.org), che persegue l’obiettivo di promuovere un progresso più giusto e solidale, invertendo la unidirezionalità di crescita economica imboccata negli ultimi decenni. Il suo intervento si apre con la citazione dell’articolo 3 della Costituzione, che raccomanda il “pieno sviluppo della persona umana” attraverso “la partecipazione dei lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale”, e fa riferimento alla giustizia e all’eguaglianza tra i cittadini. Per raggiungere quest’ultimo obiettivo non basta però ridurre i dislivelli di reddito esistenti nella popolazione ridistribuendo la ricchezza, in quanto la vera questione da affrontare riguarda le modalità con cui la ricchezza si crea.

L’analisi dell’economista è puntale e severa, nell’elencare quali sono i fattori che producono disparità, e quindi ingiustizia: l’irrigidimento della mobilità sociale, le forti migrazioni interne ed esterne, un mercato del lavoro precario e non protetto, il divario nell’accesso e nella qualità dei servizi fondamentali, lo scarso riconoscimento delle diverse abilità professionali, l’indebolimento delle organizzazioni sindacali, la liberalizzazione incontrollata dei movimenti di capitale, la privatizzazione massiccia di imprese pubbliche, l’elargizione sregolata di sussidi pubblici.

“Le disuguaglianze sono una scelta”, ribadisce Barca, frutto della svolta neoliberale effettuata dalla politica italiana dagli anni ’70 in poi (anche con il concorso della sinistra…), che ha favorito un processo di concentrazione della conoscenza, del potere e della ricchezza nelle mani di una minoranza privilegiata. Negli ultimi decenni molte istanze di partecipazione civile sono rimaste inevase (diritti delle varie minoranze, tutela dell’ecosistema, autonomia del lavoro…), provocando nella gente risentimenti e paure che la destra sta cercando di convogliare politicamente in suo favore.

“Il disegno strategico avanzato dal Forum affronta tre processi di formazione della ricchezza: il cambiamento tecnologico; il rapporto di potere fra chi controlla solo il proprio lavoro e chi controlla anche il capitale; la transizione generazionale. Si tratta di usare in modo diverso risorse pubbliche già a disposizione, riallocando potere decisionale. Prima di tutto, va tutelata la dignità di chi lavora, in maniera stabile o precaria, con tre mosse simultanee: efficacia dei contratti firmati dalle organizzazioni sindacali e datoriali “rappresentative”; soglia minima legale per il salario orario di ogni lavoratore; rafforzamento e unificazione delle capacità ispettive”.

Così Fabrizio Barca delinea la sua diagnosi, spingendosi oltre nel suggerire proposte operative concrete in modo che l’Italia riesca a invertire il processo involutivo che ha contrassegnato negativamente questo primo ventennio del 2000. La più concreta delle sue indicazioni è certamente quella di trasferire a ogni giovane, al compimento dei 18 anni, un’eredità pari a 15mila euro, permettendogli di intraprendere uno studio o una professione senza pesare sulla famiglia.

Altre proposte molto dettagliate sono fornite da sette ricercatori, docenti ed esperti attivi nel Forum Disuguaglianze e Diversità riguardo ai necessari cambiamenti da attuare nella Pubblica Amministrazione, nell’Istruzione, nelle Politiche Industriali, nella Sanità, nella Ricerca e nel Terzo Settore: in modo da rendere possibile un effettivo rilancio sociale ed economico nel nostro paese, garantendo maggiore uguaglianza e giustizia per tutti attraverso la redistribuzione del redditi e della ricchezza.

© Riproduzione riservata             «Gli Stati Generali», 6 maggio 2020